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08 dic 2012

I pericoli della montagna per i soccorsi

di Luciano Caveri

Fa paura come le notizie di cronaca appaiano e spariscano dalla prima pagina con un meccanismo talvolta cinico, come sta avvenendo non distante da noi Oltralpe per la tragedia della montagna che ha ucciso tre alpinisti italiani. Scriveva poche ore fa il sito di "TF1": "«Aujourd'hui, il n'y a pas de recherches techniquement possibles», a déclaré la préfecture. Dimanche, une mauvaise météo avait déjà empêché la reprise des recherches. «La météo très défavorable empêche les vols d'hélicoptère, à cause du vent très fort qui souffle au Dôme des Écrins», a ajouté la préfecture. En outre, les expéditions par voie terrestre sont trop dangereuses en raison des forts risques d'avalanche. La préfecture n'a pas souhaité s'exprimer sur un éventuel arrêt des recherches. Elle a seulement précisé que le préfet des Hautes-Alpes tiendrait  prochainement un point presse sur l'état des recherches, vraisemblablement mardi matin". A questo vero e proprio necrologio segue un breve riassunto dei fatti, che riassume il senso della dolorosa vicenda: "Depuis le déclenchement de l'alerte lundi dernier, de nombreuses recherches en hélicoptère ou par voie terrestre ont été lancées, pour tenter de retrouver les trois alpinistes. Mais toutes sont restées vaines. Originaires du nord de l'Italie, les trois hommes sont âgés de 31, 32 et 49 ans. Il s'agit de Damiano Barabino, cardiologue à Gênes et alpiniste chevronné, Francesco Cantù, chef du département de cardio-chirurgie à Lecco et Luca Gaggianese, instructeur au club alpin italien de Milan, a aussi confirmé la gendarmerie. Partis le dimanche 25 novembre au matin du Pré de Mme Carle, dans les Hautes-Alpes, ils ont réalisé avec succès l'ascension de la Barre des Écrins (4.102 mètres) par la goulotte Gabarrou-Marsigny, une voie glaciaire de 1.250 mètres de long cotée extrêmement difficile". Poi è successo quel che è noto: forse per un calcolo sbagliato dei tempi d'arrivo del fronte del maltempo rispetto alla durata della scalata, si sono trovati in difficoltà e presumibilmente sono morti a causa del gelo e della spossatezza. I soccorritori non hanno lasciato nulla di intentato sino alla constatazione che la pericolosità delle ricerche non corrispondeva più alla ragionevole speranza di trovare ancora qualcuno in vita. In pochi e a mezza voce, perché non è mai facile farlo, hanno detto quel che andava detto: non è possibile che con le possibilità odierne di seguire la meteo ci possano essere ancora tragedie di questo tipo, che pesando sulle famiglie straziate degli alpinisti e accrescono il rischio professionale di chi lavora nel soccorso alpino. Specie quando si parla di alpinisti esperti, come avvenuto in questo caso, e dunque a conoscenza dei pericoli quando ci si trovi bloccati a certe quote in mezzo alla bufera con temperature sopportabili per un tempo limitato. E' un problema serio questo del rapporto tra alpinisti in difficoltà e loro soccorritori e non è solo una questione di costi e di polizze assicurative. L'alta montagna resta, pur con le attrezzature giuste e le tecnologie oggi a disposizione, un luogo ostile perché soggetto a condizioni del tempo che possono diventare estreme e pericolose in pochi minuti e durare per giorni e giorni. Gli elicotteri sono gli unici mezzi che consentono tempi rapidi di interventi medicalizzati che salvano la vita di chi si trovi in difficoltà, ma quando non possono decollare tutto diventa più difficile e quando gli scenari sono pericolosi il rischio negli interventi delle squadre di salvataggio rischia di sommare tragedia a tragedia e questo pone dei problemi seri nelle scelte di chi coordina i soccorsi. Per molto tempo si è parlato del soccorso alpino per i suoi complessi meccanismi tecnici, oggi ormai sono necessari anche protocolli etici che dicano con chiarezza sino a dove è ragionevole spingersi di fronte ai pericoli della montagna per salvare delle vite o recuperare dei corpi.