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10 dic 2012

Sempre e solo Berlusconi

di Luciano Caveri

Chissà in queste ore convulse per la politica italiana e le notizie fresche di stampa che cosa non capiterà nel "Transatlantico" di Montecitorio, la vasta anticamera di fronte all'aula della Camera, dove per anni ho compartecipato ai "passi perduti" della politica italiana. Immagino l'ebollizione in atto, fra una chiacchiera e un retroscena, dopo la scelta improvvisa del Popolo della Libertà di "mollare" Mario Monti per ragioni varie, che ineriscono ancora e sempre i problemi di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere è entrato e uscito di scena più volte in modo apparentemente solo capriccioso come una vecchia diva, accreditando la tesi semplicistica di un'emotività da persona anziana che non vuole assistere al proprio declino politico, ma poi spuntano problemi d'incandidabilità, la legge elettorale da non cambiare, le alleanze con la Lega e - sempre presenti - gli interessi del Gruppo per il mai risolto "conflitto d'interessi", esacerbato dalla crisi dell'impero televisivo che rischia di affondare con conseguenze evidenti per lui e per i suoi eredi. Così si profilano elezioni anticipate e nel PdL si apre una crisi senza precedenti con un "fuggi fuggi" che si accentua in queste ore, dopo uno stillicidio di abbandoni anno dopo anno di molti fedelissimi, con un Capo sempre più solo, al di là dei soliti noti della sua "Corte dei miracoli", che scodinzolano per opportunismo o per disperazione e che plaudono all'incredibile ritorno e alla cancellazione delle primarie che il Cavaliere ha sempre avversato per la semplice ragione che il partito è suo e ne fa quel che vuole come con un proprio giocattolo. Un passaggio significativo per la politica italiana in perenne transizione e una fonte d'imbarazzo per l'Union Valdôtaine e io - che avversai questa alleanza con il PdL in Regione - assisto al concretizzarsi di molte di quelle profezie che allora motivarono il mio "no" e che si sono puntualmente verificate, dimostrando una cosa semplicissima: si è trattato di un errore, punto e basta e sarebbe ora di prenderne atto, al posto di baloccarsi su nuove tappe dell'alleanza in questo scenario di rovina per il centrodestra. Considero questo passaggio vitale per la sopravvivenza di un Mouvement obbligato a tornare a regole di condivisione e di dibattito interno per evitare, nel proprio piccolo, vicende simili al tramonto del berlusconismo. Tornando alla politica italiana, intendiamoci: se anche si dovesse votare in Italia prima della scadenza naturale non vedo drammi epocali e risulta un po' grottesca l'affezione improvvisa per il Governo Monti, il cui patrimonio di popolarità è stato largamente speso in questo anno per colpa di politiche di tagli feroci e di scelte antipatizzanti e di una dubbia efficacia di governo. Vedremo cosa capiterà e bisogna farlo con serenità e guardando alla politica e non ai dettati della Borsa. Come sempre: chi vivrà vedrà.