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27 nov 2012

Pensieri in libertà

di Luciano Caveri

In questi giorni, come non mai, per una serie di concomitanze che non hanno a che fare solo con gli strascichi del referendum su cui torneremo presto, capita di pensare all'attività politica, cui ho dedicato la mia vita in quelli che retoricamente potrei definire "i miei anni migliori". Quando rileggo, giusto qui in cima alla pagina del blog, le cose che ho fatto legate alla politica è come se, per ogni riga della mia biografia, si riversassero fiumi di ricordi sui quali non ho rimpianti, anzi ho un certo orgoglio per una serie di momenti concatenati dal flusso dell'esistenza. Ogni passaggio, qualunque incarico abbia ricoperto, è stata un'esperienza e l'insieme delle esperienze hanno segnato il mio percorso personale e politico che porto con me e che mi ha consentito di progredire e insegnato molto decennio dopo decennio attraverso i fatti vissuti e le persone conosciute. Mai come di questi tempi, ingrati per chi abbia investito molte energie in politica, rifletto ogni tanto non solo sul da farsi e sulle prospettive mie, ma assieme sullo stato della situazione della politica di cui ho visto tanti e significativi cambiamenti e non sempre in meglio. Non so se la mia sia una vena di grigiore in un mondo che è sempre stato per me a colori - cosa ne può capitare per stanchezza o per sfiducia - oppure se sia davvero la crisi che tutto incupisce in un mix di preoccupazione e di impotenza di fronte alla sgradevole impressione che valori in cui ho sempre creduto vacillino in un periodo in cui molte cose vengono scombussolate. Quando si scorge nella politica - senza fare "Alice nel Paese delle meraviglie" - uno sfondo degradato di malaffare, la presenza crescente dei leccapiedi, la mancanza di progettualità con il condimento di cattiveria e arroganza, allora ti chiedi perché mai - specie se comparato con le molte possibilità e ambizioni possibili per incidere in positivo sulla realtà che spero di essere riuscito in parte ad interpretare - bisogna esercitarsi nel buonsenso unilaterale e nella quotidiana sopportazione di quanti invadono la politica con logiche di piccolo o grande cabotaggio con giochi di potere ridicoli se talvolta non ci fossero di mezzo elementari principi di democrazia cui è bene non derogare. Per la semplice ragione che la deroga diventa la prassi e la prassi diventa la normalità in un circolo vizioso che fa saltare anche certe logiche minimali nel confronto. Quel che spiace, in certi minuetti desueti, è la mancanza di coraggio di molti, l'assenza di dignità in altri, la debolezza se non la connivenza in alcuni. Il campionario di umanità che si approccia alla politica è riportabile ad alcune categorie ben note e addirittura banali e finisce per essere lo specchio della società in cui viviamo, perché la politica è il riflesso della comunità che la esprime e non un'appendice estranea come talvolta fa comodo pensare. Saranno pensieri vuoti e elucubrazioni astratte in un momento di "punto e a capo", come talvolta avviene nella propria vita, quando osservi lo scenario in cui sei inserito in fondo come pretesto per guardare dentro di te e cercare le ragioni più vere di quanto fai o vorresti fare. Così viene un post un po' sbilenco, sospeso sul filo della memoria e sull'uscio di quella grande incognita che sono le scelte per il futuro nel limite in cui dipendono dalla nostra volontà. In fondo è il "fil rouge" della vita che scompare e riappare come un fiume carsico di cui vedi e non vedi il percorso.