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01 nov 2012

Lo stupore per la neve

di Luciano Caveri

A fine ottobre una bella nevicata finisce per avere un effetto curioso nell'ordinario scorrere delle stagioni e della nostra vita. Specie quando le previsioni del tempo "ci prendono" a dispetto dello scetticismo cui ci siamo abituati per i molti effetti annuncio. La neve è un ordinario fenomeno naturale e su questo dubbi non dovrebbero esserci, per cui la descrizione potrebbe fermarsi qui a un puro fenomeno fisico. Poi prendi un bimbo e lo metti nella neve e magari ci metti assieme un cane e scopri quello che hai sempre pensato: esiste nella neve una straordinaria magia che colpisce noi essere umani e una parte del mondo animale. E poi la neve al singolare non rende l'idea: lo vedevi ieri, rispetto all'altimetria, essendo in basso pesante e bagnata e sciolta in poche ore, mentre più salivi di quota e più diventava abbondante e leggera. Così, per chi abbia avuto la fortuna di crescere in Valle d'Aosta, il concetto di neve va stretto e bisognerebbe usare il plurale: le nevi. Perché le nevicate sono diverse a seconda delle condizioni e la neve che cade si trasforma a seconda delle circostanze e il termine "neve" va poi affiancato a molti termini che fanno di quell'insieme di cristalli che formano ogni fiocco una bella varietà. Lo racconta nella poesia "La terza neve" del poeta russo Evgenij Evtusenko.

Guardavamo dalle finestre, là dove i tigli si stagliavano neri nella profondità del cortile. sospirammo - ancora, la neve non veniva, ed era tempo, ormai, era tempo…

E la neve venne, venne verso sera, essa giù dall’alto dei cieli volava a seconda del vento; e nel volo oscillava. A falde sottili come lamine, fragili, era confusa di se stessa. La prendevamo nelle mani, e stupivamo: dunque, era quella la neve?

… Dopo sette giorni venne la neve nuova. Non venne - precipitò. Cadeva così fitta, da non potere tenere aperti gli occhi, a tutta forza vorticava in cerchio, mugliando. … ma disperò di sé, non resistette e si diede per vinta. E noi, ansiosi sempre più spesso scrutavamo l’orizzonte: quando quella vera verrà? Perché era tempo, era tempo…

Ed un mattino era davvero tanta ed era davvero bella. Cadeva e cadeva nel baccano dell’alba fra il rombo della macchine e lo sbuffare dei cavalli, e sotto i piedi non si scioglieva, anzi diventava più compatta. Giaceva fresca e scintillante e ognuno ne restava abbagliato. Ed era lei, la neve. La vera. L’aspettavamo. Era venuta.

E' una delle tante poesie sulle nevi, segno che quella magia non è un fatto soggettivo e ieri, nell'epoca delle catene dei social network, era uno spasso seguire commenti e stupori.