Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
09 ott 2012

A proposito dei tagli

di Luciano Caveri

Credo che nessuno possa ragionevolmente stupirsi in questo frangente della necessità di ridurre i costi della democrazia ("costi della politica" è definizione semplicistica) anche riducendo il numero degli eletti. Operazione che può essere semplice ma va ragionata ed è da fare con il bisturi e non con la motosega. Mi riferisco anzitutto al Consiglio regionale e alla Giunta, avendo tuttavia due capisaldi: il primo assicurare un pluralismo politico e una rappresentatività territoriale; il secondo considerare che la Valle d'Aosta deve effettuare queste operazioni senza demagogia e con il rispetto delle proprie regole di rango costituzionale. Ogni scorciatoia nel nome dell'emergenza o della morale pubblica nasconde solo una logica antiregionalista e nel nostro caso il terribile "idem sentire" di chi vuole sopprimere le autonomie speciali nel nome dell'eguaglianza. Discorsi sentiti all'epoca in cui venne scoperta e usata la ghigliottina!

Fatemi aggiungere tre elementi: chi nell'Assemblea chi al Governo deve considerare la politica un mandato da esercitare con lavoro e studio, non è un posto che si raggiunge per puro prestigio sociale o per avere un lavoro ben retribuito; il secondo aspetto è che il restringimento del Consigli deve obbligare gli eletti a una minor sudditanza nei confronti della Giunta, specie in quel lavoro di legislazione che dovrebbe essere un loro compito originale; il "dimagrimento" della Giunta obbliga ad un ripensamento delle materie di delega di ciascun Assessorato e anche in questo caso bisogna evitare un eccesso di centralizzazione sulla Presidenza. A cascata bisognerà occuparsi di Comuni e Comunità montane. Oltre all'operazione della riduzione del numero degli eletti, bisogna ragionare sul rafforzamento delle funzioni in comune e sugli ambiti territoriali dei diversi tipi di collaborazione. Da quando abbiamo una competenza esclusiva nel 1993, un percorso federalista per gli aspetti finanziari e organizzativi è stato avviato e non si può tornare indietro. Senza tabù, ma senza soluzioni drastiche, bisogna affrontare il tema dei Comuni minuscoli e la loro operatività. Sarebbe facile dire: «Roma è cattiva» (e per altro le misure di Berlusconi-Tremonti e Monti-Grilli lo sono), più difficile è dire: non ricopiamo compiti scritti da altri, ma scegliamo strade nostre, originali e innovative lungo il cammino del risparmio. Anche perché non possiamo assolutamente usare la scure con la "logica italiana" dei costi standard, visto i costi più elevati ma da garantire in zona montana per qualunque genere di servizio d'interesse generale e anche la necessità di assicurare questi servizi per porzioni spesso minuscole di popolazione. Chi ragiona solo guardando alla logica statistica assomiglia a chi diceva: spostiamo gli abitanti delle vallate con Comuni più piccoli su Aosta in bei condomini che portino il nome del paese d'origine! Ragionamento demenziale. Insomma: la strada non è semplice ma il tempo è contato. In questo passaggio è bene diffidare di chi gioca al rialzo: la democrazia è un sistema complesso e costoso e questo non significa non avere misura, pur adeguandosi all'austerità. Altrimenti, se i costi della democrazia non piacciono, bastano un dittatore e i suoi podestà.