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02 set 2012

Quando batteva il cuore

di Luciano Caveri

Bello e invidiabile l'esercizio dei primi amori dei miei figli più grandi (a proposito: auguri, Eugénie, per i tuoi quindici anni che compirai domani!). Io penso che poche cose nella vita valgano così tanto come quelle straordinarie esperienze iniziali che, se sei fortunato, resteranno per sempre nel tuo cuore. Mi è capitato di incontrare qualche "morosa" della giovinezza e mi sono ritrovato in un secondo come proiettato indietro nel tempo. Nessuno per quei "filarini" giovanili avrebbe usato la parola "fidanzata" che era parola desueta (noi l'avremmo definita «sfigatissima»). Così come lo schema mentale dell'impegno sentimentale era scandito da un galateo piuttosto stringente, del genere: «mi piaci», «sto bene con te», «ti voglio bene», «ti amo». Quest'ultimo era un verbo usato con grande parsimonia, del genere cartello sui tralicci elettrici con teschio e scritta "chi tocca muore". Temutissima era l'espressione che sembrava al vertice della "scala Mercalli" dei sentimenti: «ti adoro». Pareva premessa a qualche cosa di irreversibile come il celebre anello al dito. Uso scientemente questa espressione, perché la mia generazione è quella che ha votato per il divorzio e dunque negli anni precedenti nelle famiglie si raccontavano storie da tregenda su coppie o singoli deflagrati dall'assenza del divorzio e dunque l'"anello al dito" pareva essere - nella spensierata giovinezza - una prigione.  Ora, quel nostro essere "farfalloni" in un clima post-sessantottino, era pieno d'ingenuità e fotografia - rigorosamente "Kodak" o al massimo le istantanee "Polaroid"... - di un'epoca di mezzo in cui "impegnarsi" era la tappa di un complesso "gioco dell'oca" sentimentale. Ora - lo dico ai miei coetanei di allora - hanno meno sfumature e viaggiano a velocità supersonica, il «ti amo» pare arrivi in fretta e sono, sin da giovanissimi, portati al "fidanzamento", venendo meno quel nostro collettivismo da compagnia che ampliava le esperienze in una promiscuità senza troppe malizie. Così, solo sottovoce, i ragazzi d'antan registrano questa nouvelle vague così distante dal passato di amore più libero (l'"amore libero" vero e proprio da hippies era raro). Ma forse è solo saggezza oppure no. De gustibus non est disputandum.