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20 ago 2012

Quando la logica va in fumo

di Luciano Caveri

L'estate per i non fumatori è peggio dell'inverno. Diversamente dalle sale interne, dove vige ormai per legge il divieto, nei dehors dei bar i fumatori imperversano ancora e lo stesso identico problema "dentro-fuori" lo si ha nelle sale dei ristoranti e quelle all'aperto consentono al fumatore di fumare anche per i suoi vicini. Vengo da una famiglia di fumatori, nel senso che  oltre ai genitori affezionati alla sigaretta, ho avuto zii e cugini che spaziavano nella diversa gamma del tabacco: sigari, pipa, persino tabacco da fiuto e sigarette di tutti i generi e di diversa nocività. Per altro sono cresciuto in anni in cui la tolleranza per i tabagisti era al massimo grado e si fumava in macchina, in aereo, nelle discoteche e anche nelle riunioni politiche c'era chi fumava come un turco.  Eppure non sono fumatore, ma non sono neppure un pasdaran che si staccia le vesti se qualcuno fuma. Trovo che l'informazione sui danni del fumo sia la strada maestra, perché ogni politica antiproibizionista eccessiva rischia di creare solo fascino verso il tabacco. Trovo grottesca, tuttavia, la notizia di ieri, che ha visto protagonista la sentenza emessa dall'Alta corte australiana, che  conferma, ritenendola legittima, la decisione governativa secondo la quale dal primo dicembre  i pacchetti di sigarette e i sigari venduti in Australia saranno in commercio in confezioni anonime, cioè senza che siano più visibili i marchi di ciascuna azienda. Non solo i pacchetti saranno tutti uguali, ma dovranno riportare anche avvertenze ben visibili sui danni del fumo, scritte cui in Europa siamo abituati e che hanno raggiunto dizioni da paura.  La pronuncia dell'Alta corte era attesa anche in altri Paesi come Gran Bretagna, Norvegia, Nuova Zelanda, Canada e India che stanno pensando di seguire la stessa strada del pacchetto anonimo proprio per ridurre l'impatto e la fascinazione di certe marche. Come non pensare a loghi come quello della "Marlboro"? Questa scelta mi stupisce e non la capisco. Penso che campagne antifumo possano essere più efficaci di questa decisione ipocrita che dovrebbe avere come seconda tappa - se tanto mi dà tanto - le etichette di vini e superalcolici e i cibi spazzatura. A me questo "Stato etico" che indica la giusta via alle vite dei cittadini, pur facendolo a fin di bene (ci mancherebbe!) non convince affatto e apre porte, sulle responsabilità personali, che non si sa bene dove possano condurre.