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15 ago 2012

Quei mari

di Luciano Caveri

Ho molti amici che sono in vacanza al mare ed io sono qui e sto benissimo in mezzo alle nostre montagne. Tuttavia l'amore per la nostra Valle non può soffocare quella parte di me che ama il mare. Considero con onestà montagna e mare complementari, come gemelli eterozigoti. Mia mamma è ligure, Riviera di Ponente, mentre l'origine dei Caveri è dall'altra parte fra Moneglia e Genova, anche se il ramo valdostano è qui da un secolo e mezzo e si è imparentato con antiche famiglie locali. Però il mare nel dna ci dev'essere, pensando al primo avo celebre, quel Nicolò Caveri, cartografico genovese amico di Cristoforo Colombo o, cosa ancora più curiosa, quel soldato romano, Caverius, fondatore del paesino francese di Caveirac nel Languedoc Roussillon vicino a Nîmes. Io lo dicevo quando ero stato in Camargue, con quelle straordinarie spiagge e le saline, che mi sembrava di esserci già stato! A parte gli scherzi, il mare è straordinario e vale l'accortezza che riguarda la montagna. Bisogna  sempre usare il plurale: montagne e mari. Perché se il dizionario la fa facile in termini geografici: "il complesso delle acque salate che circondano i continenti e le isole" il plurale offre, invece, la ricchezza di situazioni, già ben visibile nel comparare le differenze nel Mediterraneo, immaginarsi poi quando ti trovi a confrontare realtà ancora più diverse. Il mio mare domestico è il mare d'Imperia, di cui ricordo ancora zone selvagge che ormai sono state cementificate. Lì ho imparato a nuotare senza paure, ad andare sott'acqua, a pescare con canna e fiocina (se esiste un dio delle sogliole e dei polipi me la farà pagare). Ogni tanto da bambino sparivo con pinne e maschera e andavo al largo a vedere nei fondali di sabbia quanto riuscissi ad andare in profondità o aspettavo le mareggiate più forti per andare "a prendere le onde". Poi nella vita ho avuto il privilegio di vederne tanti altri di mari, al Sud come al Nord, e doverne capire le differenze. Con le bombole, ad un livello modesto, ho visto mari stupefacenti per flora e fauna, come il Mar Rosso e le Maldive prima del Niño e dei sui danni, proseguiti dal riscaldamento globale. Fra i mari freddi come non pensare alle coste rocciose delle Färoër i cui abitanti pescatori e bravi calciatori per i prati verdissimi malgrado le latitudini sperano che le società petrolifere riescano a bucare il basalto e a portare in superficie il petrolio. E come non impressionarsi dell'Atlantico lungo le scogliere della Galizia o nelle spiaggie sabbiose di Biarritz con i bagnini che controllano che non ci scappi il morto. Certo in Valle d'Aosta il mare non l'abbiamo, ma il mare delle Alpi è ovviamente il Mediterraneo ed è proprio la dimensione che potremo condividere - quando nascerà giuridicamente - nell'Euroregione Alp-Med.