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01 ago 2012

Pensieri sparsi sui Giochi

di Luciano Caveri

Ho guardato, come tanti, l'inaugurazione delle Olimpiadi di Londra, uno di quegli eventi da non mancare proprio per la spettacolarizzazione del momento iniziale, che da sfilata dei partecipanti e accensione del tripode si è trasformata sempre più, nei Giochi olimpici moderni, in una gara per un costoso spettacolo mozzafiato. Questa volta, nello stadio olimpico e con uso di tutte le tecnologie possibili, il regista Danny Boyle ha offerto un impressionante polpettone che a tratti mi è pure piaciuto, complessivamente non troppo, anche se non si può negare lo sforzo d'insieme per una rappresentazione suggestiva.  Ma i gusti sono un fatto soggettivo e ho letto i commenti più vari com'è giusto che sia e forse la sola unanimità riguarda la colonna musicale. Per me l'elemento più deludente è stata la scelta di una storia molto nazionalistica, pur nel rispetto delle diverse identità del Regno Unito, per una manifestazione che dovrebbe premiare i valori universalistici dell'evento. Ma, si sa, chi paga lo fa anche per esaltare la propria storia e i propri valori. L'altra delusione, tutta politica e che non c'entra con lo spettacolo, è che - pur mantenendo le singole delegazioni nazionali - l'Unione europea non sappia ancora sfilare con la propria bandiera con i Paesi membri a seguire con il proprio vessillo. Ciò mostra la debolezza del processo d'integrazione europea che dovrebbe nutrirsi di scelte simboliche di discontinuità rispetto alle logiche nazionali. Ma a Londra e in questa fase storica capisco le difficoltà. Per il resto, come sempre, è proprio la sfilata dei Paesi del mondo, specie con la scelta talvolta incredibile delle divise delle squadre, a rendere divertente la lunga seconda parte sino all'accensione della fiamma, simbolo antico che resta sempre valido, affidata a giovani speranze dello sport e non, come atteso, ad una sola grande personalità. Hanno fatto bene a citare e a far vedere Sir Timothy John Berners-Lee, inventore insieme a Robert Cailliau, del World Wide Web, perché è vero che queste Olimpiadi sono - sin dallo scambio d'impressioni sulla Rete attraverso i social network - le Olimpiadi che vivranno moltissimo attraverso il Web. Anche se per ora la televisione tiene bene e l'apertura era tutta legata alle esigenze televisive. La prima volta che le telecamere ripresero le Olimpiadi fu a Berlino nel 1936 e poi proprio a Londra nel 1948 ed è facile misurare il valore storico di quelle due edizioni prima e dopo la Seconda guerra mondiale. Ma è l'edizione di Roma del 1960 e ancor di più Tokyo nel 1964 ad avere adoperato la televisione come mezzo per diffondere ovunque la ripresa delle gare e da lì Olimpiadi e televisione sono diventati un binomio imprescindibile.  Infine premio simpatia: la Regina con la spassosa gag con 007. L'umorismo inglese è stato di sottofondo e ha evitato la trappola, spesso apertasi sotto i piedi, dell'eccesso di retorica.