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28 giu 2012

Ficus per sempre

di Luciano Caveri

Ogni tanto - e forse perché corrisponde all'inizio di un periodo piuttosto impegnativo - trovo rassicurante uno squarcio di quotidianità e quindi divago. In ogni ufficio che ho avuto nella mia vita ho messo una pianta. Non chiedetemi quale fosse o quale sia, perché purtroppo le mie conoscenze botaniche sono così così. Per me son tutti dei "ficus benjamin", punto e basta.   Non so esattamente il perché di questo "tocco vegetale", ma direi che non è solo per una questione estetica o di arredamento. E' come se mi facesse compagnia e mi fermo qui, visto che ho conoscenti che - nel solco della neurobiologia vegetale, che esiste davvero come scienza - ritengono che le piante ci capiscano e interagiscono. Per fortuna le mie piante io non le ho mai capite, perché penso che se potessero davvero esprimersi mi avrebbero preso a male parole per la mia scelta di chiedere sempre a qualcuno che se ne occupasse pietosamente in mia vece per evitare che per la mia goffaggine rischiassero di morire. Insomma mi manca il "pollice verde", espressione suggestiva per designare chi ci sa fare, derivata - da quanto ho letto - dal fatto oggettivo che chi ha a che fare con le piante deve, per certi lavori, prenderle fra il pollice e l'indice. In caso in particolare della potatura questo causerebbe la fuoriuscita della clorofilla dalla pianta macchiando così di verde il dito. Facile! Ogni volta mi dico che nulla è irreversibile e potrei stupire me stesso in due possibili filoni. Il primo, assai pragmatico, è fare un orto: credo di aver già raccontato di aver trovato in libri ereditati dei fantastici manuali francesi che spiegano tutto lo scibile umano dell'orticoltura con degli straordinari disegni a colori. L'altro filone, su cui ho letto abbastanza per la bizzarria della pratica di addomesticamento della natura vegetale, è quella dei bonsai, gli alberi ridotti in miniatura. Penso che non se farà nulla, ma - nel limite del possibile - fare come un Cincinnato è una prospettiva rassicurante rispetto a delusioni e preoccupazioni nella dimensione pubblica in quest'epoca travagliata.