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19 giu 2012

Un caffè da César

di Luciano Caveri

Alla fine tutto potrebbe essere riassunto in un trafiletto così concepito: "Elezioni politiche 1987, in Valle d'Aosta alla Camera dei Deputati viene eletto Luciano Caveri (UV, ADP, PRI), con 41.707 voti, vince su Alessandra Della Guardia (DC, PCI, PSI e altri), che si ferma a 29.937 voti. Al Senato della Repubblica successo di Cesare Dujany (UV, ADP, PRI), con 35.830 voti, su Vittorio De La Pierre (DC, PCI, PSI e altri), che ottiene 25.426 voti". Ma quando ci sono stati momenti così belli ci sono tante emozioni che fanno battere il cuore al solo ricordo: io raramente ho vissuto momenti altrettanto belli e corali. Il pretesto per la memoria è facile da evocare: venticinque anni fa, come oggi, eravamo al primo giorno di voto ed era una pagina bianca della mia vita. Entrai in politica con una sfida che, visti gli schieramenti in campo, non era per nulla banale e tutti prevedevano che sarebbe finita sul filo di lana e la possibilità di perdere era nei numeri. Ricordo ancora che, al momento dello scrutinio, uscì - eravamo agli albori dell'informatica - una prima pagina di non so quale Comune fosse che dava ai nostri "avversari" una vittoria netta. Mi prese un coccolone, ma per fortuna era solo una pagina di prova. Quando avevo cominciato a fare il giornalista, dopo la Maturità (alla laurea ci ho pensato dopo aver dato l'esame da professionista), mai e poi mai avrei pensato di occuparmi di politica. Ed invece per i casi della vita mi ritrovai a Roma con un posto di responsabilità - che proseguì da allora per quattro Legislature, sino al 2001 - e cominciò un’avventura straordinaria e unica, di cui sono contento e che non cambierei per nulla al mondo. Questa mattina - e non potrebbe essere diversamente - andrò a bere il caffè dal mio coéquipier di allora, César, con cui ho sempre parlato in francese non per un vezzo ma perché è sempre andato così anche quando ci trovavamo nei "Palazzi romani". Il "mio" Senatore ha 92 anni e dimostra un tempra invidiabile e una freschezza di pensiero che dovrebbe far schiattare d'invidia molti giovanissimi. Siamo stati una bella coppia di parlamentari valdostani, direi complementari per formazione e modi. Parlare con lui di politica è sempre interessante, perché i suoi inviti alla pazienza sono da sempre frutto di saggezza. E si sa quanto sia necessaria la saggezza (assieme alla fermezza) in questo clima così difficile per la nostra Autonomia speciale - rispetto alla quale abbiamo doveri e non solo diritti - contro i prepotenti "tous azimuts".  «Ils ne passeront pas!».