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16 mag 2012

L'Europa e il modello svizzero

di Luciano Caveri

La domanda più interessante - ieri sera a Hône per una serata sull'Unione europea in occasione della "Festa dell'Europa" - l'ha fatta un amico di lunga data, tra l'altro lettore abituale di questa nostra pagina quotidiana. Ricordata la grande ammirazione di Émile Chanoux per la Svizzera e il suo modello politico e sociale, mi ha chiesto se ancora oggi l'esempio elvetico possa essere un punto di riferimento per l'Unione, pur non facendone ufficialmente parte. Giustissimo: Chanoux ammirava la Svizzera e il federalismo che ha forgiato la sua storia e il carattere delle sue popolazioni, esempio di convivenza di realtà culturali e linguistiche diverse fra loro. Non è un caso, di conseguenza, se Chanoux - europeista convinto nei suoi scritti pur coincidenti con un momento terribile della storia del Vecchio Continente con le dittature fascista e nazista - scriveva del popolo elvetico: «Il y a des peuples qui sont comme des flambeaux, ils sont fait pour éclairer le monde; en général ils ne sont pas de grands peuples par le nombre, ils le sont parce qu'ils portent en eux la vérité et l'avenir». Certamente avrete riconosciuto la celebre frase che è stata apposta sulla parete dell'aula del nostro Consiglio Valle e che ricorda appunto quell'ammirazione chanousiana per il popolo svizzero nella speranza che quel modello di "civilisation alpine", fatta di un federalismo che influenza le istituzioni della Confederazione (che è poi una Federazione) e di ciascun cittadino elvetico, risultasse un modello per i valdostani e per comporre il mosaico assai complesso dei popoli europei. Quest'idea di una Svizzera in piccolo modello della necessaria convivenza europea resta valido, pur conoscendo - lo stesso mio interlocutore in sala lo ha ricordato - certe contraddizione della Svizzera nel quadro internazionale, come "cassaforte" per tutti quelli che nei secoli dovevano "nascondere" del denaro. Aggiungerei che la Svizzera, con l'adesione alla gran quantità di Accordi bilaterali con l'Unione e con l'adesione a Schengen, malgrado la sistematica bocciatura dei referendum per una piena adesione all'Europa, un piede nell'Unione ce l'ha già e forse un giorno verrà in cui entrerà a far parte pienamente delle istituzioni comunitarie. Sarebbe un'iniezione di federalismo e di principi di un'antica democrazia utili contro i rischi di un'Europa centralistica e burocratica, i cui difetti mai come oggi sono manifesti e rischiano di innescare un antieuropeismo che potrebbe distruggere il fragile castello dell'integrazione europea.