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16 mag 2012

Contro gli estremismi violenti

di Luciano Caveri

La "gambizzazione" di un dirigente "Ansaldo" a Genova ci fa ripiombare in anni passati, quegli "anni di piombo" di cui ho perfetto ricordo, anche se ero un ragazzo. Anzi era proprio dal mondo giovanile che si coglievano meglio i fermenti che si respiravano allora, specie in quelle zone "borderline" che poi sfociarono in movimenti politici violenti. Pur sapendo che mai la storia si ripete con esattezza, perché i tempi cambiano, è evidente che certi spettri riappaiono sulla scena in periodo di crisi, oggi come allora. E pensando ad allora – ai terribili delitti maturati all'estrema destra e all'estrema sinistra per non dire delle "stragi di Stato" – non si può che confermare che mai è stata fatta piena luce su certi episodi: per cui se non si riescono a storicizzare episodi del passato, figurarsi quanta difficoltà si possa avere per ottenere esatta consapevolezza di quanto sta avvenendo nel presente.

Un fatto certo è che bisogna mantenere i nervi saldi e non bisogna fare l'errore che molti fecero all’epoca – e potrei citare i manifesti di fior di intellettuali che oggi se ne vergognano – di sottostimare i fenomeni terroristici, specie a sinistra. I famosi "compagni che sbagliano" non erano altro che assassini farneticanti, così come – dall'altra parte – non ci può essere nessuna comprensione per i neofascisti e i neonazisti che al posto dello Stato comunista prefiguravano lo Stato autoritario. Sono, nel solco della violenza, farneticazioni inaccettabili. Oggi lo Stato si mobilita per evitare un "effetto domino" del primo delitto di Genova. Lo fa con il "Governo tecnico" che lancia allarmi fra annunci e smentite, in modo assai goffo e con contraddizioni non accettabili. La drammatizzazione non è vigilanza, l'"effetto annuncio" di spiegamento di forze sul territorio contraddice le Finanziarie che hanno ridotto all'osso le Forze di polizia, certi allarmi – tipo "NoTAV - nuovo terrorismo" – rischiano di creare effetti di simpatia esattamente contrari alle premesse con cui si denunciano il rischio di infiltrazioni violente. Diversamente dal passato le nuove tecnologie e i passi in avanti enormi dell'"intelligence" consentono straordinari passi in avanti nella prevenzione del terrorismo. Ma bisogna sin da subito agire senza troppo clamori e senza immaginare una "militarizzazione" della società che mai renderebbe possibile la completa copertura della vasta platea di soggetti che potrebbero essere nel mirino del nuovo terrorismo. La posta in gioco è quella di uscire dalla crisi senza pagare tributi di sangue e senza lasciar spazio a chi, senza reali progetti, vuole cavalcare preoccupazioni e rabbie di una larga parte di opinione pubblica. Le risposte vere sono della politica e non degli estremismi violenti.