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08 mag 2012

Il lavoro al "CdR"

di Luciano Caveri

Ci sono delle settimane, anche nel lavoro al "Comitato delle Regioni", di cui sono membro dal 2003, in cui ti senti "importante". Il "CdR", come si dice con un acronimo come è usuale fare a Bruxelles, ha ottenuto con il "Trattato di Lisbona" qualche spazietto in più. Non è ancora e non sarà mai una vera e propria seconda Camera, affiancandosi al Parlamento europeo, che ormai gode del potere di codecisione in molte materie, ma è luogo di scambio di idee per le diverse forme di rappresentanza politica della democrazia locale nei diversi Paesi membri. E' aumentato il tasso di credibilità del Comitato anche nel rapporto con Commissione e Consiglio, che agisce con pareri su gran parte delle questioni all'esame dell'Europa. Questa settimana, in cui ho lavorato a Bruxelles per tre giorni, il campionario di attività è stato interessante. Mercoledì c'è stato, assieme al meteorologo Luca Mercalli, esperto da me prescelto, un incontro con i "stakeholders" (gruppi o persone interessante ad un certo problema) per avere proposte sul documento di lavoro sui cambiamenti climatici nelle zone di montagna nell'Unione europea, di cui sono relatore. Incontro interessante per un tema che mi appassiona. Nella giornata successiva spicca, come talvolta avviene nelle discussioni nel Gruppo di cui sono membro, un confronto sulla crisi dell'industria europea con colleghi che descrivono scenari spaventosi della crisi siderurgica in Europa, che non possono che suonare come un campanello di allarme, pensando al ruolo dello stabilimento "Cogne" di Aosta su cui, però, non ho notizie fresche.  La mattinata si chiude con due ore di dibattito, alla delegazione italiana che presiedo, in un seminario con diversi protagonisti sul futuro dei fondi strutturali con riferimento specifico alla montagna. Una delle mie materie. Il pomeriggio di giovedì e la mattinata di venerdì: battaglia campale sugli emendamenti della delegazione italiana, frutto di accordi con Regioni e Ministero sulla "Pac" futura che traccia le linee dal 2014 della zoppicante agricoltura europea. Due incontri per niente facili con il relatore, René Souchon, già ministro francese dell'agricoltura, consentono di sbloccare alcuni punti. In aula, ieri mattina, si concretizzano i risultati. Alla fine torni a casa contento e si sa quanto faccia bene...