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08 mag 2012

Si chiama trasparenza

di Luciano Caveri

In tempi in cui la sfiducia dei cittadini verso il "pubblico" ha raggiunto livelli d'allarme, risulta indispensabile dare segnali di trasparenza significativi, senza sconti per nessuno. Mi riferisco certo ai recenti scandali relativi all'utilizzo improprio di rimborsi elettorali, ma anche alla necessaria pubblicità che deve essere data circa l'utilizzo dei soldi pubblici in senso più ampio.  In questo senso le istituzioni europee hanno dato il buon esempio, rendendo disponibili in rete atti, bilanci e documenti sin dalla nascita di Internet e della rete informatica. Gli atti delle Amministrazioni e degli Enti sono pubblici e devono essere disponibili ai cittadini senza preclusioni, complicazioni, ambiguità. Anche il Governo regionale ed il Consiglio Valle si sono da tempo dotati di motori di ricerca semplificati che consentono con pochi "click" di recuperare leggi, regolamenti e delibere. Al di là degli obblighi di legge che impongono la pubblicità degli atti, la possibilità per il cittadino comune di documentarsi sull'esito di procedimenti amministrativi, acquisti di beni e servizi, erogazione di contributi e quant'altro è sinonimo di buona gestione amministrativa e cancella le possibili ombre di discrezionalità o parzialità nelle decisioni. La stessa trasparenza delle istituzioni europee e regionali purtroppo non è prerogativa di tutti gli enti pubblici. La "Chambre valdôtaine", di cui ho già evidenziato i limiti comunicativi, ha creato sul proprio sito un Albo camerale con timer. Gli atti di Giunta, così come quelli dei dirigenti o del Consiglio, vengono pubblicati sul web solo per breve lasso di tempo necessario ad adempiere le previsioni di legge. Da lì in poi tutto scompare e l'impresa che volesse capire come vengono spesi i soldi del diritto annuale e gli altri fondi pubblici, dovrebbe richiedere all'Ente le informazioni di cui necessità in una logica di accesso agli atti che cozza con il buonsenso. Al di là della routine amministrativa, i vertici politici dell'istituzione camerale devono rendere conto alle imprese che li hanno eletti per mezzo delle associazioni di categoria, oltreché ai cittadini più in generale, delle scelte politiche che hanno operato, assumendosene la responsabilità. Perché un contributo di sponsorizzazione ad un torneo di tennis (precedente che ora moltiplicherà le richieste!) piuttosto che ad un'iniziativa a sostegno dello sviluppo d'impresa? Perché l'insistenza quasi ossessiva per la promozione dell'enogastronomia anziché interventi nel settore edilizio o in quello del commercio? Perché certi silenzi "politici" a fronte di problemi delle categorie rappresentate nel cuore della crisi, ad esempio sulle nuove forme di fiscalità o sulle liberalizzazioni? In epoca di "caccia alle streghe", è bene per tutti che i cittadini abbiano gli strumenti per documentarsi e comprendere. In caso contrario, il cartolaio, l'artigiano, l'agricoltore - che sono le formichine che mai amano le cicale  - possono legittimamente chiedersi: «perché?».