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23 apr 2012

La sfida per l'Eliseo

di Luciano Caveri

Mancano poche ore al primo turno delle elezioni presidenziali francesi e non ci si può non interessare ai risultati e non solo per la prossimità geografica e per il particolare legame, per varie ragioni, con la Francia. Va ricordato, infatti, che queste elezioni si tengono nel cuore della crisi economica e il test, pur assai specifico per molti versi perché manca ancora un agone politico europeo, assume un valore esemplare di una tendenza sul piano continentale. In un'Unione governata in larga parte dalla destra, la sinistra spera di ripartire dalla Francia. Nell'andirivieni delle sensazioni derivanti dai sondaggi, la cui credibilità è sempre opinabile, emergono due tendenze: fra i dieci candidati primeggia il socialista François Hollande e c'è chi annuncia una sua clamorosa vittoria al primo turno contro l'inquilino uscente all'Eliseo, Nicolas Sarkozy; la seconda tendenza è il peso dell'undicesimo candidato, quel "Monsieur X" che impersona l'enorme partito di chi non voterà e l'astensionismo è ormai protagonista di tutte le elezioni. La democrazia in Europa ha un tasso "normale" di non partecipazione al voto che ormai sta raggiungendo livelli patologici su cui riflettere e riguarda anche noi da vicino. Ho parecchi amici nella politica francese e alcuni li frequento a Bruxelles. Sono tutti cauti, malgrado i sondaggi, che già in passato non hanno poi corrisposto alla realtà uscita dalle urne. Certo questa volta quel che colpisce è come Sarkozy sia dientato il simbolo di una politica che ha aggiunto al già forte peso personalistico del presidenzialismo francese gli elementi caratteriali negativi di un uomo forte, a tratti persino dispotico, intollerante alle critiche e assai umorale. Il potere può peggiorare le persone. La sua eventuale sconfitta sarebbe la vittoria di un Hollande piuttosto grigio e che durante la campagna ha più usato la polemica su ciascun punto contro l'attuale Presidente piuttosto che mostrare con chiarezza, argomento per argomento, le proprie posizioni. Sembra essere, tuttavia, più funzionale alla crisi dei partiti personalisti, all'antipolitica e ad una richiesta di atteggiamenti più sobri e misurati che una parte dei francesi domanda al nuovo Presidente. Ormai non resta che attendere.