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13 apr 2012

L'autonomia speciale, bene comune.

di Luciano Caveri

Nella polemica sul pirogassificatore se ne esce uno e dice, in una logica di "sfottò", «se fossimo una provincia del Piemonte». Non entro nel merito del problema, poiché resto d'accordo sul sistema per bruciare i rifiuti, non essendoci allo stato alternative credibili, ma mi interessa questo giochino del «se fosse». Se fossimo una Provincia del Piemonte sarebbe stato un disastro e bisogna che su questo almeno ci sia l'unanimità qui da noi. Sul resto ci si può serenamente disputare, ma l'autonomia speciale, per quanto io stesso mi arrabbi per certe storture passate e presenti, è un patrimonio comune da difendere e valorizzare. La storia liofilizzata ci dice: dalla seconda metà del Settecento, con il crescente centralismo sabaudo e il loro afflato espansionistico a corrente alternata, la Valle ha perso piano piano l'autonomia del Duché d'Aoste, che era culminata all'inizio del Cinquecento - a causa di complesse vicende internazionali - in un breve periodo di "indipendenza" della Valle. Con l'Ottocento il ruolo istituzionale declina e la Divisione di Aosta nata nel 1814 viene fusa nel 1847 in quella di Torino (il mio bisnonno Paul Caveri fu sottoprefetto di Aosta, dopo l'Unità d'Italia). Nel 1927 nasce, facendo arrabbiare i valdostani per l'annessione del Canavese e i canavesani per l'esatto inverso, la Provincia d'Aosta, soppressa dopo la Liberazione nel 1945 coi valdostani che ottengono prima la Circoscrizione autonoma e dopo il 1948 la Regione autonoma.  Senza autonomia saremmo una Provincia piemontese povera e abbandonata. Basta fare un giro nelle vallate piemontesi e vedrete - provare per credere - lo stato pietoso dei servizi pubblici di tutti i generi in un clamoroso abbandono e sfruttamento della montagna, contrario a elementari principi di autogoverno e parità di occasioni per i cittadini. Per cui ci vuole cautela nel «se fosse», perché "Provincia" per noi è stato e resta il ricordo di una scelta fascista per dilavare la valdostanità nel momento in cui, oltretutto, venne raggiunto il punto più basso nella storia dell'autogoverno dei valdostani.