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03 apr 2012

Mangiare in volo

di Luciano Caveri

Avanti, in un sabato di primavera, con un argomento futile: i pasti sugli aerei. Quanti chilometri ho fatto in volo? Non sono bravo a fare i calcoli, ma pensando che mediamente sono andato avanti indietro con Roma una volta la settimana dall'estate del 1987 al 2001, cui vanno aggiunti, dal 2000 al 2003 e poi sino ad oggi, a cadenza inferiore, quelli su Bruxelles, e che si possono aggiungere i pendolarismi successivi sempre per lavoro con altre mete e quelli privati per vacanza, ne ho macinati migliaia e migliaia solcando i cieli. Devo dire di essere agevolato da una totale fiducia nel volo aereo e certi scossoni presi volando su Aosta mi hanno "vaccinato" alle turbolenze. Poi sono fatalista, per cui... Se qualcosa è cambiato negli anni, è il boom nell'utilizzo dell'aereo, un tempo limitato a pochi viaggiatori e monopolio delle compagnie aeree di bandiera. Oggi il terreno di scontro è internazionale con l'arrivo di "low cost" e morti e nascite fra le compagnie aeree con un numero crescente di persone che si spostano da aeroporto a aeroporto. Per chi sale sugli aerei il cibo è raramente "ottimo e abbondante", anzi proprio i "low cost" hanno spinto le compagnie tradizionali a crescenti avarizie. Il carrettino del rinfresco "Alitalia" sui voli nazionali è ormai vuoto di bibite: acqua, caffè e tè e basta così. Spariti salatini e biscottini. Mentre compagnie prestigiose offrono, in "economy", menù a pagamento per racimolare pochi euro dalle tasche dei passeggeri, mentre i "low cost" fanno dalle lotterie alle sfilate delle hostess stranamente accozzate. Sul raggio medio-lungo e nelle classi "intermedie" di viaggio si vede di tutto: un piatto caldo, trionfo della pasta all'italiana o un piatto di "carne indeterminato", oppure piatti freddi con il salmone come must ma vanno bene anche insalate varie. Segnalo la curiosa scelta di "Lufthansa" che offre talvolta piatti "trompe l'œil", genere "penne apparenti" fatte di asparago o patate fritte che sono mela, con finte maionese e salsa rubra in realtà intingoli dolci. Ci sono poi dei charter che evidentemente fanno fare il catering in Paesi esotici con accostamenti di gusti che colpiscono duramente. Aggiungerei le spartane soluzioni con panini, di cui è stata vincitrice indiscussa la "Bruxelles Airlines" con un periodo in cui i panini erano così gommosi da consentire scommesse goliardiche su dove riuscire a far stare quella strana creatura tipo pongo. Le compagnie più a nord propongono mele salutiste e gli svizzeri, non potendo offrire in spiedino l'uccellino dell'orologio a cucù, propongono rassicuranti cioccolatini con la bandiera della Confederazione. "Air Vallée", prima di sparire in misteriosi percorsi aziendali con cui appare e scompare in diversi scali italiani e europei, offriva spuntini valdostani che ai viaggiatori "stranger" davano un senso di esotismo e di appartenenza ai "local". Bei tempi.