I bambini che giocano
Ci sono, nel campionario della esperienze di ciascuno di noi, delle cose che riconciliano con la vita. Sono delle "zone franche" rispetto alla quotidianità che permettono di ridare colore a certi momenti grigi.
L'altro giorno - perché lo spunto è stato questo - ero sulla terrazza di una bar antistante un laghetto e osservavo dei bambini giocare con dei sassolini ed erano impegnatissimi e cooperativi fra loro.
D'improvviso mi sono sono tornati dal passato remoto, come dei flash, due episodi della mia infanzia. Nel primo ero piccolissimo e in una spiaggia di Oneglia, la "Galeazza", raccoglievo con i miei cugini, mettendoli in una bottiglia, i sassi che mi piacevano di più. Fra i più belli c'erano proprio i pezzi di vetro verde che levigati dal mare diventavano pietre bellissime oppure i ciottoli neri e lisci, i miei preferiti. Era invece in montagna, al lago di Chamolé sopra Pila, che mio padre mi aveva insegnato a far saltare ripetutamente sulla superficie dell'acqua i sassi piatti e io, a mia volta, l'ho insegnato ai miei bambini.
E pensavo appunto quanto sia bello vedere i bambini giocare ed è uno dei casi in cui è divertente spiare i più piccoli, impegnati come sono - a seconda dei casi e anche dell'età - nelle dinamiche di gruppo o anche nella concentrazione solitaria del gioco. Per la mia generazione ci voleva poco: ricordo i fucili fatti con i pezzi di legno e la scatola di cartone dei formaggini come cartucciera del mitra, cito le cerbottane e le fionde, il gessetto per i giochi da cortile e le biglie o i tappi buoni per tutti gli usi. Giravo con pacchi monumentali di figurine e le partite a rubamazzetto, a domino, a shangai duravano ore, come erano ripetitive le sfide a nascondino o alla bella statuina.
Oggi - epoca di gran consumismo - è divertente constatare come, a fronte di giocattoli costosi, i bambini restino sempre tali e quali, così due coperchi di pentola, un mestolo, la terra con cui fare il "paciocco" e le affascinanti pietruzze surclassino anche il prodotto di gran moda.
La vendetta della semplicità.
- luciano's blog
- Login per inviare commenti
Commenti
Proprio di questo...
parlavo ieri con Gino Chabod a "Fa' la cosa giusta" e dall'intervista è emersa la paura dei genitori a lasciar fare esperienze manuali, prediligendo quelle con meno rischi immediati.
In ogni caso - almeno per i bambini - dopo pochi minuti, la fantasia prevale e il Dna atavico prende il sopravvento recuperando una certà "umanità".