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23 mar 2012

Parole che attraversano il tempo

di Luciano Caveri

Non ho scritto qui dell'incidente stradale nel vicino Canton Valais, con la terribile morte di una ventina di ragazzini belgi e olandesi, per la semplice ragione che non sapevo cosa dire nell'immediatezza. Confesso di essermi commosso, mettendomi dei panni di quei poveri genitori. Ho letto in seguito con interesse i molti commenti usciti sui quotidiani, con approcci i più disparati, sul significato e le conseguenze della perdita di un figlio. Ho scoperto poi, spinto dalla curiosità, dell'esistenza sul Web di molti siti dedicati all'argomento e in certi casi sono pagine struggenti che confermano come il dolore possa assumere forme molto diverse. D'altra parte credo che tutti conosciamo casi di morte prematura di un figlio e di come questo avvenimento segni la vita delle persone. Il caso ha voluto che, nelle stesse ore, mi tornassero in mano delle lettere scritte dai miei nonni paterni, René Caveri e sua moglie Clémentine Roux, che non ho mai conosciuti perché morti entrambi nel dopoguerra. Il nonno, uomo di vasta cultura, seguì la carriera prefettizia del padre sino alla sospensione dall'incarico per volere di Benito Mussolini per certi fatti - considerati a ragione "antifascisti" - avvenuti a Rovigo dove il nonno era stato Prefetto dal 1924 al 1926, mentre la nonna era una donna molto attiva nel sociale e nell'associazionismo cattolico e partecipò alla nascita - con i figli Séverin ed Antoine - della "Jeune Vallée d'Aoste". Nelle lettere - ecco il legame con l'argomento - scrivono della morte del loro primogenito, Severino, ucciso a Palmi, dove il nonno si trovava come sottoprefetto, da una perniciosa forma influenzale. Scrive nel'agosto nel 1907 il nonno al dottor Anselme Réan ad Aosta: "colpito da violenta enterite il povero nostro Severino è morto stanotte alle tre. In lui avevamo riporto tutta la nostra felicità: il destino ci ha colpito crudamente...". Qualche giorno dopo scrive la nonna all'amica Séraphine Réan: "nous sommes anéanti sous le poids du grand malheur qui nous a frappé. Pauvre petit Severino, tu n'est plus pour nous réjouir par ton bon sourire....La nuit, le jour et partout je le vois, je l'entends m'appeler: mamma". Queste loro parole attraversano il tempo e dimostrano il loro valore universale. I nonni avranno altri sette figli, cinque maschi e due femmine, e il secondogenito, nato a Ivrea nel 1908, dove suo padre era stato trasferito quale viceprefetto, verrà nuovamente chiamato Severino, diventando il celebre politico. Doveva essere un ragazzino geniale, visto che nelle lettere ne risulta una - con un divertente disegno - scritta al papà in latino!