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08 mar 2012

A Lisbona per discutere

di Luciano Caveri

Parto oggi per Lisbona dove, per quel che riguarda il ruolo del "Comitato delle Regioni" e nei limiti dell'impatto che i suoi pareri hanno sulle decisioni che verranno assunte, saranno votati - in vista della plenaria di maggio - diversi documenti sull'insieme di proposte della Commissione europea sul futuro dei fondi strutturali dopo il 2014. Questa discussione non è per nulla banale per la Valle d'Aosta, visto che i fondi di derivazione comunitaria potranno risultare preziosi in epoca di "vacche magre" e far cessare quei ragionamenti che in epoca florida di trasferimenti crescenti mi sono sentito fare: del genere «non ne abbiamo bisogno», perché bastava chiedere e i soldi arrivavano in qualche variazione di bilancio.  Ora lo scenario cambia e a Lisbona apparirà un'evidenza: se normalmente si ragiona in termini di gruppi politici, sui fondi strutturali torna la forza degli interessi nazionali per capire di quanto sarà la "torta" da spartire (il budget complessivo), quali saranno i criteri per la spesa e quale sarà la distribuzione per settori. Ogni decisione comporta delle conseguenze e per questo, come capo della delegazione italiana, ho presentato emendamenti ai pareri concordati con la Conferenza delle Regioni e mi accingo a difenderli con le unghie e con i denti. Per l'Italia e di conseguenza per la Valle la partita non è banale. Abbiamo nella discussione due grossi problemi di credibilità: tutta quella parte di Sud che non è riuscita a spendere i fiumi di denaro ricevuti e questo è incomprensibile per i nostri partner europei; alcuni Paesi vorrebbero la clausola "a tagliola" che chi non rispetta i parametri fissati per rientrare dal deficit pubblico (già "Patto di stabilità") dovrebbe rinunciare ai fondi europei. Come sempre capita, il problema italiano è quello di avere una strategia comune delle diverse delegazioni: dal Governo al Consiglio, nel lungo percorso dai tavoli tecnici alle decisioni sottoposte poi al Parlamento europeo, che ha un potere vero di codecisione. Ancora oggi, malgrado le cose siano un poco migliorate, non sempre gli uni sanno cosa fanno gli altri e gli italiani rischiano di mantenere quella fama piuttosto triste di una scarsa credibilità. Io farò del mio meglio in questi mesi e con il Ministro della "coesione territoriale" (definizione che contiene anche il futuro della politica della montagna in Europa!), Fabrizio Barca, di certo il peso italiano è aumentato. Nella sua lectio magistralis all'Università della Valle d'Aosta c'era un livello di lettura assai "tecnico", ma in realtà molto politico, su come conciliare il rispetto delle regole e la necessità di semplificare meccanismi che rendono la spesa dei fondi europei una corsa ad ostacoli.