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07 gen 2012

Viaggiare in retromarcia

di Luciano Caveri

Sotto Natale ho guardato un po' di più del solito la televisione generalista pubblica e privata. Trovo che due delle caratteristiche salienti siano rappresentate dalla cura del segmento di pubblico più anziano e da autori che vivono di nostalgie e ricordi. Il presente è assente, cancellato ed è come se l'Italia viaggiasse in retromarcia. L'unica eccezione è la cronaca nera con i suoi meccanismi ripetitivi e in fondo senza tempo. Solo così è spiegabile - in questo moto verso il noto - il dispiegarsi di trasmissioni sempre uguali, di cui è esemplare quel "Paperissima" di Antonio Ricci, trasmissione nata nel 1990 e che ripete nel tempo gli stessi filmati o quel "Porta a Porta" di Bruno Vespa iniziato nel 1996, che ha attraversato le ere della politica italiana. Potrei moltiplicare gli esempi da cui si evince un conservatorismo evidente, che sembra lo specchio della società italiana. Nei programmi spicca una pattuglia di cantanti "vecchi": da Claudio Baglioni ad Antonello Venditti (entrambi "vittime" di chirurghi plastici), dai Pooh ai Nomadi (resistenti a ogni forma di pensionamento) e via di questo passo con ritmi musicali del passato, talvolta remoto. E c'è chi canta e balla brani che magari da giovane disprezzava.  Esiste un rimpianto, come elemento di fondo, che appare grottesco e che non sta né in cielo né in terra, quando appare come un esorcismo verso il futuro. La crisi italiana è anche in questo.