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13 gen 2012

E' arrivata la bufera...

di Luciano Caveri

Confesso che la violenta tempesta di foehn in corso sulle nostre montagne mi indispone. Come tutti quelli che sono cresciuti a Verrès, ho un naturale penchant per sopportare il vento, ma la violenza delle raffiche di queste ore mi innervosisce. Questo uragano sembra la giusta metafora della situazione politico-finanziaria da cui siamo travolti in questo inizio anno. Mi veniva in mente una canzoncina della mia infanzia, scritta e cantata da quel buffo personaggio che fu Renato Rascel, che conobbi personalmente a Saint-Vincent e che è ormai ignoto alle nuove generazioni. Quando l'Italia entrò in guerra con la Germania nel giugno del 1940, nel suo spettacolo di rivista, cantava nella sua caricatura universale del "romano de Roma" un motivetto che divenne un tormentone: "È arrivata la bufera, è arrivato il temporale, chi sta bene e chi sta male, e chi sta come gli par... Nella notte profonda, sembra che uno glielo avesse detto, e invece non glielo aveva detto che poi anche se glielo avesse detto quello lì non ci sentiva sai come succede in queste cose qua...".

Il pubblico capì il riferimento e la canzone non piacque affatto ai censori fascisti. Oggi le strofe sembrano di grande attualità. Lo sono per il senso crescente d'inquietudine di fronte  ad una situazione che stenta a stabilizzarsi dopo la terribile manovra finanziaria di fine anno. Sarà un dato soggettivo e come tale flebile, ma continuo ad avere la sgradevole sensazione di una verità comunicata a rate. Sul piano valdostano vi è da una parte la necessità di capire bene le conseguenze delle "Finanziarie" dello Stato, che si intersecano e si accavallano, rendendo difficile la lettura degli effetti sulle nostre istituzioni e sul nostro sistema e dall'altra è bene seguire la nuova raffica di misure in gestazione che rischia di infliggerci pesanti impatti. Sarebbe bene che la prevista Finanziaria regionale d'adeguamento venisse discussa e varata al più presto nei suoi aspetti economici e ordinamentali per evitare di stare in una situazione sospesa di attesa densa d'incognite.