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30 nov 2011

E' bene parlarne

di Luciano Caveri

La manovra finanziaria del nuovo Governo Monti non avviene in un momento ordinario. Si tratta di una sorta di via di fuga per salvare la pelle mentre la casa brucia.  Quel che frustra non è la portata dei sacrifici e dei tagli perché l'emergenza è palpabile, ma la rete di bugie sulla reale situazione del Governo Berlusconi sin dall'inizio della legislatura nel 2008, quando il centro-destra aveva una maggioranza amplissima in Parlamento.  Ad ogni manovra Finanziaria le rassicurazioni erano del genere «i conti sono a posto», «siamo i più solidi in Europa», «non ci sarà bisogno di manovre aggiuntive». La realtà era occultata da trucchi e inganni e io mi sentivo scemo quando a Bruxelles mi dicevano che i conti italiani andavano male e che sarebbe arrivata la resa dei conti sul peso del debito pubblico italiano.

Poi la realtà - di cui avevo parlato nelle riunioni unioniste in vista dell'improvvido allargamento al Popolo della Libertà - è stata svelata nella sua assoluta gravità e le evidenti omissioni hanno portato alla crisi della politica e alla discesa in campo dei tecnici, come salvatori della patria per assicurare la transizione fatta di scelte gravi e impopolari. Il quadro europeo fatto di incertezze e attese "ingloba", per così dire, la crisi italiana in un delicato momento di passaggio, irto di difficoltà per il Vecchio Continente. Pur in una crisi lunga e faticosa a livello mondiale, l'Europa spicca per due difficoltà: il già citato indebitamento pubblico con un rischio di effetto domino fra i Paesi dell'Unione e, in secondo luogo, per una difficoltà - irrisolta nel recente "Trattato di Lisbona" - nella Governance politica. Non è più il caso di riprendere qui la polemica sulla scarsa credibilità italiana in questi frangenti a causa della figura di Berlusconi e delle macerie fumanti della sua esperienza in politica. Sarà la storia ad occuparsene, ma certo non si può far finta di niente. La Valle d'Aosta non è estranea al contesto descritto: molte regole nazionali e comunitarie agiscono sul nostro sistema economico e sulle decisioni politiche che spettano al Governo regionale e al Consiglio Valle. Pensiamo al "Patto di stabilità", di recente irrigidito a livello europeo e al suo impatto sulle linee importanti dei nostri documenti finanziari. Pensiamo al riparto fiscale che ritenevamo essersi assestato con l'ultima norma d'attuazione che recepiva il celebre "federalismo fiscale" (sul termine "federalismo" ci sarebbe da eccepire...), mentre ci siamo trovati con manovre punitive che hanno accentuato, ancora poche settimane fa, i "tagli" nei trasferimenti che ci spettano e questo senza l'uso del sacrosanto diritto all'intesa sulla materia con la nostra Regione autonoma. Pensiamo ai fondi comunitari e al rischio che l'Italia e noi di conseguenza ci si trovi senza queste risorse dal 2014 se i conti non saranno messi a posto. Inutile dunque ribadire quante siano le difficoltà e le incertezze, che ci obbligano a continui aggiustamenti in corsa e ci indicano, come metodo, una programmazione di medio e lungo periodo contro questa maledetta crisi e al rischio che essa incida sul benessere dei valdostani e sul modello di Stato sociale di cui la Valle d'Aosta si è dotata con efficacia negli anni. E' bene non solo seguire l'evoluzione degli avvenimenti ma è salutare anche parlarne.