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30 nov 2011

Cinque punti per l'Europa

di Luciano Caveri

Mi sembra che la tournée europea del Presidente Mario Monti sia andata bene. Ora temo - e ormai i tempi sono maturi - che arriverà il "calice amaro" della manovra. Alternative non ne vedo, anche se le misure andranno valutate punto per punto. Sono undici anni che frequento le Istituzioni europee e credo di averne una buona conoscenza. Ho avuto il privilegio di studiare prima come parlamentare europeo, con un ruolo di Presidente di Commissione che ha moltiplicato le occasioni di comprensione dei meccanismi, e poi del "Comitato delle Regioni", di cui sono ormai uno dei decani. In quest'epoca come non mai, essendo l’Unione europea nel cuore di una crisi di credibilità finanziaria e politica, bisogna riflettere sull’integrazione europea, sulla sua situazione attuale e sulle prossime tappe. Come sempre avviene, ci sono diverse possibilità di scaricarsi vicendevolmente le colpe di una situazione ormai sull’orlo del precipizio. So che può suonare come uno slogan, ma molto deriva dall’incapacità di dare realmente delle gambe politiche ad un progetto europeista, che è rimasto concentrato sugli aspetti economico-finanziari e su di una armonizzazione normativa spesso più attenta alle quisquilie che alle cose di sostanza.

Dovendo immaginare delle "piste" per i valdostani di oggi e di domani, potremmo scegliere alcuni punti:

L'Europa deve dare uno spazio vero alle Regioni con competenza legislativa significativa e funzioni amministrative forti come la nostra. Non possiamo non essere partecipi alla parte ideativa e applicativa nelle materie di nostra competenza e bisogna aver meccanismi flessibili per evitare che la Governance finanziaria impedisca gli investimenti; La cooperazione transfrontaliera, oggi cooperazione territoriale, deve fare un passo in avanti, essendo il "Gect - Gruppo europeo di cooperazione territoriale", come ha dimostrato l'Euroregione "Alpmed", uno strumento difficile da mettere in piedi e giuridicamente flebile. Chi vuole farmare la storia nel nome della "ragion di Stato" è anacronistico; Essere minoranza linguistica è oggi in Europa un vantaggio, perché si è in grado di esprimersi in più lingue, ma ci vuole una definizione giuridica certa su che cosa sia una minoranza linguistica, essendo il "Trattato di Lisbona" troppo generico. Che sia una base essenziale su cui poggia il nostro sistema autonomistico è evidente; Lo stesso vale per le "zone di montagna" di cui facciamo parte e c’è bisogno che vi sia una base giuridica che affermi, nella coesione territoriale, la particolarità della montagna in materie europee, come la concorrenza, i servizi d’interesse generale, l’agricoltura e molti altri ancora. E' una rete, cui apparteniamo naturalmente, che ci può essere utile; Oggi si lancia, nel solco di molti studi a livello culturale, la "macroregione alpina", dopo il fallimento della "Convenzione Alpina", dovendo essere uno spazio ampio di cooperazione simile a quelli aggregati attorno al Mar Baltico e al fiume Danubio. Un'occasione da non mancare.

Infine ci sono aspetti più filosofici riassumibili nell'idea di come si possa essere in modo biunivoco valdostani ed europei.