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10 nov 2011

La macroregione alpina

di Luciano Caveri

Il termine «macroregione» mi ha sempre fatto venire l'orticaria. La Lega degli esordi, influenzata dalle tesi di Gianfranco Miglio, vagheggiava un'Italia divisa in tre macroregioni: Nord, Centro e Sud. Oggi si indirizza verso una "macroregione padana". Se sulla prima, anche con interventi in aula alla Camera dei deputati, avevo chiarito che ai valdostani non sarebbe piaciuto perdere la propria autonomia speciale inseriti in un Nord vago e comunque milanocentrico, idem oggi per la "Padania". La Valle d'Aosta non è padana, ma alpina e, se vogliamo proprio essere puntigliosi, "intramontana" (la definizione è nota  «Vallis Augusta… est provincia non ultra nec citra, sed intra… Alpium montes collocata»). Semmai  è da seguire con attenzione - e per questo domani sono a un incontro politico sul tema presso la Baviera a Bruxelles - un'idea di una "macroregione alpina", adoperando una nozione nuova nel linguaggio comunitario, complementare e non alternativa alle Euroregioni di area alpina, come la nostra "AlpMed". In Europa - e in questo caso non ho l'orticaria! - esiste già una "euroregione baltica", tra poco dovrebbe essere approvata quella danubiana e si sta lavorando perché venga creata un'"euroregione adriatico-ionica". Di "territorio alpino" esistono oggi due diverse perimetrazioni: una vastissima del famoso "Spazio alpino" di "Interreg e un'altra più ristretta della "Convenzione alpina".  In area germanica l'autorità di gestione di "Spazio Alpino" immagina un ruolo politico di coordinamento di un'eventuale nuova "macroregione alpina". Con i francesi battaglierò per riportare in politica la discussione e il coordinamento dell'iniziativa, lavorando su di un'area geografica ragionevole e su una regia politica leggera che tenga conto delle Euroregioni "storiche" a cavallo delle Alpi. Non siamo di fronte ad una fantasia o una bizzarria: in epoca di crisi, senza creare sovrastrutture complesse, è bene dialogare fra simili, quali sono i popoli e i territori alpini. In fondo si ritrova in questa idea - "mutatis mutandis" nel contesto dell'Unione europea - quel "État des Alpes" che Émile Chanoux immaginava come una sorta di estensione della Svizzera dopo la tragedia del nazifascismo.