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06 nov 2011

Un libro per pensare

di Luciano Caveri

Ogni tanto la letteratura si affianca alla politica e in certi casi raccontare una buona storia vale più di mille documenti di analisi. E' sempre stato così, perché i buoni scrittori annusano l'aria dei tempi e la riversano nei loro lavori, facendoli diventare esemplari. Ciò vale per il libro premiato con lo "Strega" di quest'anno, scritto da Edoardo Nesi e intitolato "Storia della mia gente", che è uno spaccato di verità interessante sulla crisi della piccola e media industria italiana. Una situazione tremenda che può essere purtroppo verificata anche in Valle, dove manca una storia dell'industria negli ultimi decenni. Nel libro siamo a Prato in Toscana, una delle zone storiche del tessile in Italia. Nesi, giovane rampante cittadino del mondo, si trova, malgré lui, nelle condizioni di chiudere l'azienda di famiglia. Con realismo e freddezza racconta di conseguenza le ragioni della crisi: le aziende di qualità sono strangolate da forniture al ribasso dalle multinazionali della moda e dall'importazione selvaggia di prodotti mediocri extraeuropei. Poi, storia nella storia, che lui racconta con stupore, a Prato cresce e si moltiplica con un lavoro proprio nel tessile a basso costo la più grande comunità cinese in Italia. Questo avviene con fenomeni di mafia (cinese) e sfruttamento, e diventa purtroppo, fra antico e nuovo, l'esempio di contraddizioni profonde. Nesi esamina, ricorda, ammonisce e protesta, facendosi megafono della disperazione della sua gente, che si trova mestamente a seppellire un'industria che esiste da epoca medioevale. Il Governo e l'Europa tacciono e Nesi lo denuncia con tutte le sue forze e senza risparmiare nessuno. Esiste poi un lato più personale della storia: l'angoscia, che ognuno di noi avverte, di un'inaspettata constatazione. Ogni generazione, in un'ingenua visione positivista, sembrava destinata a star meglio di quella precedente. E invece è come se una mano avesse girato una gigantesca clessidra e bisognasse, per molti aspetti, ricominciare da capo.