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01 nov 2011

Capire Renzi

di Luciano Caveri

Talvolta non capisco bene dove voglia andare con i suoi "rottamatori" il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. L'homo novus del centro-sinistra, dotato di carisma personale e di un'evidente verve che catalizza i media, si pone come una sorta di "Pierino la Peste" verso i vertici del Partito Democratico. Lo fa anzitutto con una polemica generazionale contro i "vecchi", anche se qualcuno osserva che pure lui, con i suoi 36 anni, non è proprio un ragazzo e che certi atteggiamenti guasconi, come la difficile difesa di una cena ad Arcore con Silvio Berlusconi avvenuta mesi fa «per parlare di Firenze», sono utili per i suoi molti avversari.

Personalmente penso che Renzi non abbia tutti i torti nella sostanza dei fatti, quando parla di un modo ormai vecchio di far politica e di una gerontocrazia che in Italia non molla mai. Se osservassimo la realtà valdostana con occhio critico ritroveremmo una situazione non molto dissimile dal Palazzo regionale ai vertici delle Partecipate. Io penso - e non lo dico per un'autoassoluzione - che non sia solo una questione di età, pure esistente e documentabile. Penso che Renzi combatta una politica furbesca e manovriera, che ha connotati affaristici e personaggi squalificati in punti chiave.  Predicando il rinnovamento, è bene forse qualche accortezza per non buttare via il bambino con l'acqua sporca, ma sparare su Renzi e chi la pensa come lui spesso è oggetto di sputtanamenti e cattiverie da parte di chi al mattino non potrebbe neppure guardarsi allo specchio senza arrossire. Metodi vecchi come il mondo: basta non farsi intimidire e aver pazienza.