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26 ott 2011

L'ora delle reines

di Luciano Caveri

I colori dell'autunno si mischiano alle immagini della "bataille des reines". Irrompe nella modernità da sagra paesana l'esempio più eclatante da noi del rapporto fra uomo e animale: l'allevatore vide, millenni fa, questa caratteristica di una capo mandria aggressiva e nacquero i "combat" tra queste "dominatrici". Questa storia antichissima, rimasta solo perché la razza bovina autoctona non è stata spazzata via come è avvenuto altrove con i bovini tradizionali, emerge oggi, come una sopravvivenza culturale di un mondo contadino cambiato moltissimo. Diventando un tratto distintivo della "valdostanità" e un segno - pensando alla comune passione crescente nel Vallese e persistente in Savoia - di come i confini politici non siano corrispondenti all'area storica di interscambio culturale e umana. Non è questo vissuto "antropologico" a spiegare da solo il successo della bataille. Io credo che contino la storia, l'ambiente naturale, la socialità, ma anche - più semplicemente - la formula avvincente degli scontri ad eliminatoria che rende leggibile, come avviene in analoghe formule sportive, la fase finale e le emozioni che ne derivano. Grazie ovviamente e in particolare alle "reines", che mostrano caratteri propri e personalità diverse, spesso delle autentiche commedianti, che rendono gli ultimi "combat" pieni di suspence. Quando racconto delle dirette televisive dei preparativi e delle fasi conclusive (segnalo, per quel che mi compete, domattina alle ore 10 e lunedì alle ore 20 su "Rai3 Vd'A") spesso fuori Valle mi guardano straniti. Fanno malissimo, spiego loro paziente, perché una televisione di prossimità non può dimenticarsi di un momento popolare come questo.