Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
18 ott 2011

Riflettere sulla sussidiarietà

di Luciano Caveri

Salgo in queste ore a Bruxelles per gli "Open Days", che dovrebbe essere un insieme di giornate celebrative dell'importanza della democrazia locale nell'Unione europea. L'enormemente grande dell'Europa e l'infinitamente piccolo delle Regioni e dei Comuni europei, che si compenetrano perché è dai piccoli pezzi che si compone il mosaico più grande. La sussidiarietà, cioè l'idea nata per evitare che il livello di governo più in alto non "schiacci" quelli più in basso nella scala delle grandezze (Comune, Regione, Stato, Unione europea), va come il pane nei documenti europei, ma spesso i fatti smentiscono le buone intenzioni. Nessuno ha mai scritto a fondo - sarebbe un bel argomento per una tesi di laurea - di come lo Statuto valdostano e la legislazione del Consiglio Valle in diverse materie si siano modificati per l'"invasività", ora buona ora cattiva, delle normative comunitarie.  Va aggiunto che i periodi di crisi economico-finanziaria si prestano per invocare le ragioni del centralismo statale ed europeo. Lo sanno bene quelli che hanno studiato i rapporti di forza che si stabiliscono nei sistemi federali, quando il centralismo dilaga profittando di eventuali problemi nell'economia. E non è non solo la politica che tende a dettare dall'alto le scelte degli altri. Leggete, perché illuminante, la lettera del duo Trichet-Draghi, Presidente entrante e uscente della "Banca Centrale Europea - Bce" con cui i due banchieri hanno scritto loro - pur in parte buggerati - la Finanziaria estiva del Governo Berlusconi. Un Premier non screditato avrebbe reagito proprio nel nome della sussidiarietà di fronte a un diktat dei due "tecnici" (sarebbe stato diverso se la lettera l'avessero scritta Commissione e Consiglio, presiedute da due politici, rispettivamente José Maria Barroso e Herman Van Rompuy) ed invece è stato zitto e nell'eseguire il compitino ha picchiato duro su Comuni e Regioni in barba anche lui al principio di sussidiarietà. Anzi, ha usato il "patto di stabilità" come una clava, specie sulle "speciali" e penso che purtroppo non sia finita.  Occasione per riflettere sull'opportunità per esponenti autonomisti valdostani di incontrare in grande pompa "gros bonnet" del Popolo della Libertà - genere, di recente, Maurizio Gasparri - mentre la storia suona il "de profundis" per il berlusconismo e per chi si è legato al carro.