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12 ott 2011

Grazie ancora, Presidente

di Luciano Caveri

Qualche annotazione a margine della visita del Presidente Giorgio Napolitano si rende necessaria. Ho già scritto delle grandi capacità oratorie del Presidente e della sua abilità nel centrare i temi più delicati nei rapporti con la Valle d'Aosta. Lo ha fatto non leggendo pappagallescamente un testo predisposto, ma fissando - in una schema mentale - alcune riflessioni storiche, un giudizio sereno sulla nostra autonomia speciale, inserendo le sue valutazioni nel quadro italiano ed europeo. "Andare a braccio" è sempre un valore aggiunto, perché offre spontaneità al discorso e attira l'interesse del pubblico. Quando a farlo, senza alcuna esitazione o inceppamento, è un ottuagenario, allora siamo di fronte a qualche cosa di straordinario. E' la conferma di quanto ho sempre pensato: parlare senza un testo scritto, al di là di una predisposizione naturale, funziona solo a condizione di essere padrone dell'argomento e il Capo dello Stato ha dimostrato di saperlo fare per l'ennesima volta. Quando ero con lui nella Capigruppo della Camera avevo sempre ammirato quella conoscenza dei dossier e la cura del dettaglio che sono state una grande lezione. Dovendo dare un giudizio complessivo sulla visita, credo che non si possa che parlare di un successo. Forse solo due cose non hanno funzionato. La prima è che il ritardo nel conoscere il programma esatto ha impedito a più persone di essere in Piazza Chanoux e forse, in quel passaggio fugace, qualche parola del Presidente agli astanti sarebbe stata gradita, prima delle allocuzioni ufficiali necessariamente indirizzate al poco pubblico che può stare nella sala di Palazzo regionale (la diretta via Web è élitaria e diffidate di chi propone cifre stratosferiche di contatti). La seconda, piccola imperfezione, è stata la testardaggine - certo sconosciuta al Presidente che sarebbe stato il primo a dolersene - del Cerimoniale del Quirinale di far sparire dai pennoni davanti alla Regione la bandiera valdostana, che è pure sparita dalle bandiere esposte nell'aula del Consiglio Valle (dove campeggiavano la bandiera italiana, quella europea e la bandiera della Presidenza della Repubblica). Una vera e propria gaffe perché la nostra bandiera è un vessillo ufficiale ai sensi di una legge regionale. Lo sarebbe già nei fatti, ma lo è anche per il diritto e dunque lo zelante funzionario che ne ha chiesto la rimozione dovrebbe subire una ramanzina. Ma si tratta di due particolari che non mutano la sostanza della visita e l'onore che abbiamo avuto nell'avere in Valle un Presidente che è un galantuomo e che ha smontato in alcuni minuti di discorso tutti quei deliri, da destra e da sinistra, contro le Autonomie speciali.