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27 set 2011

Datemi un martello

di Luciano Caveri

«Datemi un martello. Che cosa ne vuoi fare? Lo voglio dare in testa a chi non mi va». Era Rita Pavone a cantare una canzone della coppia Bardotti - Maya, ripresa come si usava allora da una canzone americana del folk-singer Pete Seeger su testo di tale Lee Hays. Proseguiva così il testo, indicando il gusto della martellata in testa a: «A quella smorfiosa con gli occhi dipinti che tutti quanti fan ballare, lasciandomi a guardare, eh che rabbia mi fa, um um che rabbia mi fa». Datemi un martello, ma per fare cosa? Appartengo a chi, con "I Giganti", tanto per restare in una logica musicale, crede nel «mettete dei fiori nei vostri cannoni». L'elenco che segue è solo indicativo e sono dotato di un martello fittizio, direi di gommapiuma come quelli carnevaleschi.

Una martellata contro il venir meno del senso profondo delle istituzioni: la Costituzione e per noi valdostani anche lo Statuto non sono solo carta ma un concentrato di storia. Una martellata contro la maleducazione che dilaga nelle piccole cose: parcheggi nei posti dei disabili, urla e strepiti nei locali pubblici, telefonini che suonano ovunque. Una martellata contro l'incultura, che fa sì che chi legge un libro venga guardato con stupore e chi non sa chi va all'Isola dei Famosi o a X-Factor sia considerato un poveraccio. Una martellata contro la diseducazione dei figli, che diventano in verti casi piccoli tiranni di genitori flosci o ragazzi che si trascinano alla ricerca di una loro identità protetti dal "nido" familiare. Una martellata alla politica mediocre fatta di clientela e "piaceri", che lobotomizza una parte di elettori che credono che i loro diritti siano dovuti al potere esercitato da "Tizio" o "Sempronio". Una martellata contro il "brutto", fatto di costruzioni obbrobriose pubbliche e private e del degrado che avanza tra baracchette e pollai, arredi urbani e pavimentazioni in pietra. Una martellata contro il disimpegno, che allontana dalla politica e al volontariato a beneficio di un privato troppo spesso nutrito di futilità. Una martellata contro il «lei non sa chi sono io» che degrada il senso della comunità con il trionfo e il rampantismo del "furbo" che assurge a modello di comportamento. Una martellata al "protestatario di professione", imbattibile a demolire ogni proposta, raramente proponendo vere soluzioni alternative che risolvano i problemi. Una martellata che mi infliggo sa solo non sapendo bene perché, ma vale per tutti gli errori fatti e per le omissioni in questo piccolo elenco.