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24 ago 2011

"Tagli" per tutti

di Luciano Caveri

A premessa vorrei dire che, da giovane, ho fatto il sindacalista dei giornalisti (sempre lavorando) e che mi sono confrontato nella successiva attività politica con grande rispetto con i sindacati e anche con stima per alcuni sindacalisti, avendo comunque un legame "politico" privilegiato con il "Savt - Syndicat autonome valdôtain travailleurs". Per altro è noto che i sindacati confederali ed anche una buona parte degli autonomi, pur con geometrie variabili per i mutamenti del sistema dei partiti, sono stati legati (si è parlato di "cinghia di trasmissione") ai partiti politici. Questo è avvenuto dal dopoguerra ad oggi e il percorso è notorio e pure logico. E basta scorrere la biografia dei leader sindacali in carica per avere conferma che racconto la verità.

In particolare sul fatto che chi critica i "professionisti della politica" è esattamente in parallelo "professionista del sindacato" (da cui spesso, guarda che strano, il salto in... politica) senza il mal di pancia di elezioni "vere", cui invece parlamentari e "colleghi" sono sottoposti. Ora, invece, chi venisse da un lungo periodo vissuto in un'isola deserta e tornasse da noi, scoprirebbe che contro la politica e la sua casta sono schierati, come se avessero vissuto e agito sino ad oggi su Venere, i sindacati e i sindacalisti, che spiegano con fervore il da farsi. Sono lezioni di economia, di diritto costituzionale, di etica e chi più ne ha più ne metta. Vi prego ditemi che siamo su "Scherzi a parte" e che certe dichiarazioni sono gag scherzose. Sia chiaro che se esiste una struttura organizzata immobile, persistente e conservatrice è il sindacato, sapendo che i sindacati - per una serie di meccanismi che vanno dai prelievi in busta paga ai distacchi pagati, dai "Caf" ai patronati - sono strettamente legati a meccanismi che rientrano nella spesa pubblica. E se "tagli" van fatti attenzione a troppo pontificare sugli altri. I leader poi sono tutti pensionati, ma amano la parola "rinnovamento", in organizzazioni che senza pensionati e extracomunitari vivrebbero un serio problema di rappresentanza. Immagino lo sdegno per ragionamenti di questo genere e l'invocazione di diritti costituzionali. E allora leggiamolo questo articolo 39 della Costituzione, che dice: "1. L'organizzazione sindacale è libera. 2. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. 3. E' condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica. 4. I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce". Della reale applicazione della norma costituzionale, pur chiarissima, non si ha notizia da più di sessant'anni. Per cui legittimo riflettere su tutti i cambiamenti necessari in politica, ma anche i sindacati dovranno riflettere su di loro.