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02 giu 2011

Andar per cantine

di Luciano Caveri

"Cantine aperte", con numerose possibilità di visita e degustazioni in cantine valdostane, consentirà agli amatori del vino di verificare i progressi della nostra piccola viticoltura. Credo che sia sotto gli occhi quanto è avvenuto in questi decenni. Mi segnalava a questo proposito un amico i festeggiamenti per il "Doc" di Donnas, il primo vino valdostano ad ottenere quarant'anni fa la denominazione e dunque possiamo dire che proprio quello potrebbe essere considerato un momento simbolico di riscatto. La logica è quella del passaggio dall'autoconsumo al mercato. Un mercato sempre più difficile e saturo in cui la qualità - o forse, ma parlo di me stesso, il rapporto fra qualità e prezzo - conta moltissimo a fronte di un riscaldamento climatico che crea nuove zone di produzione. L'Europa vigila sul crescente surplus e il tentativo di creare eccezioni per le produzioni montane è nobile a condizione di non allargare troppo le zone, perché criteri di perimetrazione di manica larga possono danneggiare i "veri" vini di montagna. Ma lasciar spazio al mercato vuol dire anche essere coscienti che certi aiuti al settore - mi riferisco alle cooperative - rischiano di piacere sempre meno a Bruxelles e dunque bisogna consentire ai privati desiderosi di affermarsi di fare la loro strada.