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01 giu 2011

Qual piuma al vento...

di Luciano Caveri

Le elezioni amministrative, con l'unica eccezione delle comunali ad Ayas che hanno dinamiche tutte particolari, non interessavano direttamente la nostra Valle. Si è trattato però di un "termometro" della politica italiana che ci interessa e non poco per i cambiamenti in atto. Chi in Valle fa spallucce o è in malafede o è stupido non reggendo la tesi che il Popolo della Libertà locale è «altra cosa» perché questo partito «è Silvio Berlusconi» qui come altrove e l'umore dell'elettorato da noi è esattamente come quello registratosi con il voto che commentiamo. Per cui la scelta della maggioranza autonomista di "sposare" le forze di Governo nazionale per opportunismo potrà assomigliare al cartello con il teschio posizionato sui tralicci elettrici "chi tocca muore".

La mia tesi è stranota: il berlusconismo è in crisi e ormai è solo questione di tempo per assistere alla fine di un lungo periodo di centralità del Cavaliere e delle sue alleanze. Il momento di passaggio temo non sarà un cammino in piano, ma assomiglierà all’attraversamento pericoloso su di un campo minato. Cosa capiterà dopo è difficile da prevedere come è avvenuto nel dopo "Tangentopoli" con la fine della vecchia "partitocrazia". I competitor del centro destra, vale a dire il centro sinistra, sono frammentati e litigiosi e se non sapranno trovare strategie per sintetizzare le varie posizioni si rischia, anche in quell'area di trovarsi in dissonanza con l'elettorato, come avvenuto dopo la caduta, per "fuoco amico", dell’ultimo Governo di Romano Prodi. Il centro, per contro, oscilla come un pendolo, ma prima o poi le diverse anime del progetto dovranno trovare anch'esse una sintesi. In questo clima è stato un grave errore "annacquare" la maggioranza autonomista in Regione a causa non solo della corte spietata che è stata fatta dal centro destra, pronto a tutto pur di entrare nella cabina di comando (dicesi "cabina di regia"), a fianco dell'odiatissima Union Valdôtaine, ma anche per responsabilità di chi - proclamandosi «regionalista» o persino «federalista» - ha lavorato dal "di dentro" per far scoppiare la maggioranza "solo" autonomista per assicurarsi con gli "amici" del centro destra una candidatura nel 2013. Si potrebbe parafrasare «il politico è mobile, qual piuma al vento…». Purtroppo, però, c'è poco da ridere. La forza del pensiero autonomista è nella capacità di scegliere alleanze e di cementare amicizie al momento giusto, studiando bene l'evoluzione della politica italiana e facendolo senza mai venir meno alle proprie idee e ai propri principi, che non possono essere soggetti ad una "vendita di fine stagione" per raccattare soldi.