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20 mag 2011

Parlare con la Lega

di Luciano Caveri

La Lega è un interlocutore politico. Il fatto che in Valle d’Aosta non abbia mai sfondato è fenomeno facilmente comprensibile, che non cambia la realtà di un movimento politico "giovane", che ha finito per contare persino di più dei voti che ottiene nel delicato equilibrio di sopravvivenza politica del PdL e dunque di Silvio Berlusconi. La "Lega Lombarda" nacque, come noto, su spinta di Bruno Salvadori, che conobbe un giovane Umberto Bossi, che venne fulminato dalle idee federaliste in un ambiente politico lombardo che aveva tagliato ogni rapporto con la prestigiosa storia del "suo" federalismo, specie dopo la scomparsa del nobile Partito d'Azione, "ucciso" nel periodo della "guerra fredda" dal rozzo scontro fra DC e PCI.

Che sia stato fiuto politico o solo fortuna nelle mosse degli ultimi venticinque anni - o meglio un mix delle due componenti - la Lega si è diffusa capillarmente al Nord e ormai "avanza" nelle Regioni "rosse" del Centro. Il suo radicamento ormai è forte e dunque, pur con gli alti e bassi della politica, la sua presenza dovrebbe stabilizzarsi anche in futuro. Uso il condizionale per la semplice ragione che il "dopo Bossi" non sarà per nulla un passaggio banale e l'ipotesi del figlio sa troppo di satrapia. Malgrado l'ictus che da alcuni anni lo ha reso invalido, Bossi ha mantenuto il pugno di ferro sul partito e i suoi "colonnelli", che fra di loro come spesso capita nei partiti non si amano, compartecipano al clima di disciplina da caserma che rende solida l'immagine della Lega. Ora gli eventi milanesi e certe sconfitte in roccaforti lombarde e non solo crea malumori e difficoltà nel "partito del Nord" e il passaggio è delicatissimo perché basterà poco per scontentare quella massa di militanti che fanno forte il partito sul territorio. Bossi lo ha capito e le ricostruzioni dell'incontro con Berlusconi danno conto di una sorta di "cantiere aperto" e credo non si possa escludere che, alla fine, il leader della Lega possa decidere di "staccare la spina" al Governo e, con il movimentismo che lo ha sempre caratterizzato, muoversi con spregiudicatezza sullo scacchiere politico. Questo lo sapremo a breve. Sarà bene che l’UV, reduce dal matrimonio con il PdL, spiegato più per la dote della sposa che per convinzione (penso che quello del presidente Augusto Rollandin in Consiglio quando ha parlato della «condivisione degli stessi ideali» sia stato uno svarione dialettico), guardi di nuovo e con meno tatticismi alla Lega come interlocutore, pur nel distinguo delle posizioni su molti temi.