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22 mag 2011

Tanto tuonò che piovve

di Luciano Caveri

Solo tra qualche tempo capiremo bene perché Silvio Berlusconi abbia chiesto, attraverso una tornata di elezioni amministrative, di essere sottoposto ad una sorta di plebiscito. Un errore, perché il "no" è arrivato inaspettato nel suo esito proprio da Milano, capitale del berlusconismo, e non credo che la situazione cambierà al secondo turno. Questo conta come tendenza generale e spaccare il capello in quattro conta poco. La scelta di buttarsi a babbo morto nella campagna elettorale è derivata dallo scricchiolio nei sondaggi? Oppure l'insieme dei processi aveva bisogno, come antidoto, di un momento "carismatico" del capo con il suo popolo? I prossimi giorni, almeno sino ai ballottaggi, non credo riserveranno sorprese particolari: tutto quel che c'è resterà attaccato con il "Bostik" e poi penso che i segnali si faranno forti. Quando parlavo di declino del berlusconismo, con le sue implicazioni nelle alleanze locali, sono stato sbertucciato e additato come il solito "sinistrorso". Non è mai stato questo il punto: bastava annusare l'aria per capire che il temporale era nei paraggi e ora si sentono i tuoni che si avvicinano e poi diluvierà. I risultati elettorali andranno letti con attenzione ma sin da ora è bene essere guardinghi e ricordare che l'eccessiva personalizzazione della politica - con il leader assolutista - è pericolosa e fragilizza i partiti.