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10 mag 2011

Incognite per la Verrès

di Luciano Caveri

Mi sono sempre occupato della "Verrès SpA", erede nel ramo principale d’attività, la monetazione, di quanto era stato fatto nel settore dalla "Cogne" di Aosta. Come parlamentare, prima a Roma e poi a Bruxelles e anche nelle responsabilità successive, ho seguito le vicissitudini dello stabilimento in passaggi decisivi per l’importanza di questa fabbrica per la Valle, cui si aggiunge un elemento affettivo verso il mio paese e i tanti amici che lavorano nello stabilimento. Penso alla leggina sulle mille lire metalliche, di cui fui promotore e relatore, come "ponte" in attesa dell’importante produzione degli euro metallici (altro argomento di intervento), ma soprattutto alle visite numerosissime ai vertici aziendali nella bella sede del Poligrafico a Roma in certi momenti di passaggio, come la trasformazione in "SpA". La "Verrès" era sempre in acque agitate, specie quando si discuteva di un suo possibile scorporo dalla Zecca. Personalmente ho sempre ribadito - e i sindacati lo sanno bene - come la mancata diversificazione del prodotto (la parte artistica è limitata, mentre la microfusione venne chiusa) rappresentava un rischio e la ricerca di commesse per le monete sul mercato mondiale si è sempre dimostrata difficile e piena d'insidie.
Ora – lo leggete sul sito Internet della "Verrès" - l'azienda cerca un partner ("primari operatori industriali, istituti bancari e finanziari, nazionali o internazionali") e si parla esplicitamente "anche mediante cessione della quota azionaria di controllo attualmente detenuta dall'Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, pari al 55% del capitale sociale". Curioso che lo faccia l'azienda e non direttamente il Poligrafico, come si è sempre temuto in passato. La Regione, tramite "Finaosta", è socio di minoranza e dunque ha strumenti "interni" di verifica degli avvenimenti presenti e futuri. E' bene vigilare per evitare di trovarsi in tempi brevi brutte sorprese.