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08 mag 2011

Il campanello d'allarme

di Luciano Caveri

In Valle i fatti di sangue - penso, se risulterà tale, alla morte violenta di Paolo Morandini, ad Aosta - sono rari e di questo non ci si può che compiacere. Di conseguenza, quando capitano, si creano maggiore impressione e allarme sociale, acuiti dalla circostanza che la cronaca nera ipnotizza il pubblico e crea un tam-tam di illazioni. Per questo i cronisti di nera, di fronte a certe notizie, devono avere equilibrio e senso di responsabilità proprio per l'eco che assume qualunque ricostruzione. E' noto come, oltretutto, basti qualche delitto sulla persona, vista la loro rarità, per incidere sulle statistiche e così d'improvviso la Valle si trova in una posizione elevata nei tassi di crescita criminalità, per quanto sia grottesco. Va aggiunto poi che un'anomalia improvvisa determina il fatto che, diversamente da quanto avviene dove hanno il callo rispetto a certe vicende, i rischi percepiti sono superiori ai rischi reali e ciò rinfocola le preoccupazioni. Sono lieto che i famosi sistemi di videosorveglianza sul territorio, sui quali si iniziò a lavorare anni fa con approfondimenti e norme di legge, si stiano concretizzando, perché si tratta di un ausilio prezioso per la prevenzione e come aiuto alle forze dell'ordine per risolvere i casi.