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24 apr 2011

Il lutto in casa Ferrero

di Luciano Caveri

Ho già raccontato qui dell'affezione verso la Valle d'Aosta del "decano" della "Ferrero", Michele, l'ottantaseienne figlio del fondatore del gruppo industriale, considerato oggi l'uomo più ricco in Italia e con un grande patrimonio anche nelle classifiche mondiali. Suo padre - il fondatore - era Pietro, lo stesso nome del giovane Pietro, ormai espressione della terza generazione, che è morto ieri in Sudafrica, con un evento doloroso che colpisce di certo il cuore di un'azienda che ha voluto restare familiare ed è finora sfuggita alla tentazione della quotazione in borsa che sposterebbe i centri decisionali chissà dove rispetto ad Alba, snaturando l'impresa. La "Ferrero" è un caso di scuola, di come partendo da un prodotto locale (l'invenzione della "Nutella") e da un mercato domestico piemontese, si è poi diventati una multinazionale dell'alimentare, moltiplicando con intelligenza i prodotti e aggredendo tutti i continenti. Ecco perché, al di là della solidarietà umana per la morte di uno degli eredi e la tragedia di una padre che seppellisce un figlio, resta l'interesse per come si possano costruire imprese importanti partendo da zero. Lo "spirito imprenditoriale", senza protezioni o sovvenzioni pubbliche, funziona bene quando ci sono idee e talenti.