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09 apr 2011

Per niente facile

di Luciano Caveri

Questa storia dei migranti non è solo una questione razionale, fatta di leggi e regolamenti. E' una questione di pancia, che investe giudizi e pregiudizi culturali e paure antiche della "diversità", che non è per altro un tema a senso unico, vale a dire per noi verso di "loro" ma anche viceversa. Per cui anche il politico più accorto finisce, nel trattare questo argomento, per camminare sulle uova con un rischio di patatrac elevatissimo.

Dovendo semplificare, la situazione attuale è così riassumibile: nella larghissima maggioranza dei Paesi del Terzo e Quarto mondo si sta male con graduazioni a diverso livello di questo disagio. Si va dalla povertà più nera alla persecuzione politica di varia natura e si mischiano differenti varianti che danno purtroppo lo stesso risultato. A vari tassi di disperazione o con il cuore pieno di speranze, le persone vogliono andarsene verso l'Eldorado, il nord del mondo, cioè noi. Questo perché nei loro Paesi d'origine, come detto, le cose non funzionano e la crisi economica mondiale (pensiamo al rincaro del cibo) picchia duro e la democrazia – che già non va per niente bene da noi – figuratevi quale chimera sia da loro. Per cui vogliono venir qui, ma noi, già ab origine, li abbiamo catalogati questi extracomunitari. Ci sono quelli che, perseguitati dal Paese dove vengono, hanno diritto ad una asilo, perché le nostre Costituzioni proteggono i perseguitati. Diverso è l'approccio per gli altri: siamo accoglienti sino a dove è utile per avere forza lavoro in settori che, specie a causa della nostra crisi demografica, nessuno di noi vuole occupare; siamo chiusi verso tutti quei "clandestini" che, se non regolamentati, rischiano di travolgere la nostra economia e i nostri usi e costumi, specie se i popoli che migrano sono molto diversi da noi per cultura e questo comprende anche – elemento non da ridere – la religione. Ciò mette in crisi l'antico pensiero progressista che vorrebbe che mai nessuna barriera venga innalzata e anche un certo cattolicesimo che, dimenticando gli orrori del passato con il colonialismo sanguinario con in mano anche la croce, oggi vorrebbe mondarsi e aprire indiscriminatamente. Pensieri unici che si infastidiscono, dandoti dello xenofobo, se osservi che, per larga parte di queste persone in fuga, la questione andrebbe risolta »a casa loro». Così le emergenze si moltiplicano e questo fa cadere ogni solidarietà fra Stati e soprattutto ci troviamo di fronte a problemi così delicati da non consentire rozzezze o semplificazioni. Ed invece chi voglia su questi argomenti usare toni populistici e demagogici ci va a nozze, perché appunto titilla incomprensioni secolari e timori pratici e quotidiani. Pensate al dramma della Lega, che si trova oggi, come forza di Governo, ad amministrare il presente, mentre – con una logica da comizio – deve far vedere di avere la bava alla bocca. In sintesi: una brutta storia, difficile da risolvere e sulla quale il diritto internazionale ha una credibilità balbettante. Chi ha delle certezze alzi la mano.