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02 apr 2011

Vizi e virtù

di Luciano Caveri

Pensando all'Italia di oggi, in cui immagino che le bandiere tricolori lasciate sulle case dopo la fine del 150esimo anniversario dell'unità siano un specie di grido di speranza e non un orpello nazionalistico, vengono in mente tanti pensieri e magari qualche frase spizzicata qua e là. "Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!". Naturalmente questa frase pessimistica di Dante Alighieri è riferita alla sua epoca, ma il pensiero - come capita nell'eternità dei grandi autori - finisce per avere sempre qualche appiglio con la realtà contemporanea.

Aveva dunque ragione quello scrittore, Raffaele La Capria, che così scolpiva il legame fra passato e presente in Italia: "Arlecchino, Pinocchio e Pulcinella sono l'Italia del popolo, che si rappresenta, si denigra e si riscatta con la felicità che trasmette questo trio. Un'Italia del passato, ma che si può riconoscere oggi dovunque". Potrei fare nomi e cognomi. Un noto politico italiano, che amava la nostra Valle e la frequentava anche da Presidente della Repubblica, ha detto: "Gli italiani guadagnano netto, ma vivono lordo" (Giuseppe Saragat). Lui, piemontese risparmioso, osservava il fenomeno. Acqua di rose rispetto ad un celebre politico inglese che sadicamente sosteneva: "Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre" (Winston Churchill). Lui, com'è noto, se ne intendeva e per altro, da un altro angolo della storia, gli potrebbe far eco quel camaleonte politico che dominò per vent'anni la politica italiana: "Governare gli italiani non è difficile, ma inutile" (Benito Mussolini). Chi mi legge sa che considero Paolo Villaggio uno scrittore che non ha ha assecondato il suo talento e dunque come non riconoscere la fondatezza di: "Gli italiani quando sono in due si confidano segreti, tre fanno considerazioni filosofiche, quattro giocano a scopa, cinque a poker, sei parlano di calcio, sette fondano un partito del quale aspirano tutti segretamente alla presidenza, otto formano un coro di montagna". Orson Welles, artista poliedrico, era più sintetico: "L'Italia conta oltre cinquanta milioni di attori. I peggiori stanno sul palcoscenico". Non male, citazione di citazione, il giornalista e scrittore Luca Goldoni: "L'Italia, come dice Calvino, ricorda il lampione della storiella: l'ubriaco sta cercando la chiave sotto la lampada, un passante gli chiede se è sicuro di averla perduta proprio lì; no, risponde l'ubriaco, ma almeno lì ci vedo". Profondo, invece, lo scrittore Corrado Alvaro: "La storia considerata come una vicenda di buono e di cattivo tempo, di uragani e di sereni, ecco che cos'è la storia per un italiano. Per questo scetticismo della storia non si sono prodotti tanti tragici fenomeni in Italia, dove nulla è mai scontato interamente, dove tutti possono avere la loro parte di ragione, o dove tutti hanno torto, dove si ritrovano viventi i residui di tutte le catastrofi e di tutte le esperienze e di tutte le epoche. Ci sono ancora i guelfi, i neoguelfi, i separatisti, i federalisti, i sanfedisti, i baroni, i feudatari, eccetera. Questi caratteri italiani sono l'origine delle più strane sorprese e delle più incredibili involuzioni". Ma la più bella è di quella coppia imbattibile che sono stati Carlo Fruttero e Franco Lucentini: "Tranne forse gli animali delle favole di La Fontaine, nessuno è mai stato bravo come gli italiani nell'arte d'inventare nobili pretesti per eludere i propri doveri e fare i propri comodi". I valdostani, per una serie di ragioni, potevano affermare - certo con propri pregi e difetti autoctoni - una certa diversità. Ma l'imminente "embrassons-nous" con il partito di Silvio Berlusconi dell'Union Valdôtaine - lo dico con grande dispiacere e con il rispetto dovuto per chi la pensa diversamente - puzza di "assimilazione" e non consentirà certo l'importazione di particolari virtù.