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13 feb 2011

La pentola a pressione

di Luciano Caveri

La storia dei rincari autostradali sulle tratte valdostane (che nel duopolio dei proprietari privati è bipartisan: "Rav" al "Gruppo Benetton" e "Sav" al "Gruppo Gavio") è come il fischio di una pentola a pressione, che periodicamente scandisce una situazione che ricade pesantemente sugli utenti con evidenti e salati rincari. Sull'incremento particolarmente oneroso agiscono questioni specifiche: la "Quincinetto - Aosta" ha bilanci in difficoltà per varie ragioni, tra cui spicca la celebre e "salatissima" galleria verso il Gran San Bernardo, mentre la "Rav", autostrada già assai costosa per la sua costruzione, ha accumulato rincari, ora esplosi, dovuti alla attesa per la nuova concessione. Quel che conta, tuttavia, è che cosa c'è - e questo vale per tutte le autostrade, comprese le nostre - dentro la pentola a pressione: la privatizzazione effettuata nel settore autostradale è stata una liberalizzazione a metà. Sia perché alla fine, con poche e rare eccezioni, al monopolio pubblico si è sostituito - e la concorrenza è altra cosa - un duopolio privato sia perché la liberalizzazione avrebbe previsto che, a un certo punto, fossero delle vere e proprie gare a decidere chi dovesse gestire le differenti tratte, mentre ora vige una proroga sino al 2032 (in quell'anno avrò l'età di Silvio Berlusconi e dunque non mi preoccupo...) che implica che grandi cambiamenti, in nome proprio della concorrenza (che dovrebbe essere una regola anche per gli appalti, ma per certi lavori ci sono le società in house delle stesse concessionarie...), non ci saranno fino ad allora. Il piano dei rincari, invece, avanzerà con decisione. Aggiungiamo ancora che Anas, che dovrebbe essere il controllore della autostrade, essendo senza un becco di un quattrino a causa delle Finanziarie tremontiane, guadagna una percentuale sugli incrementi delle tariffe e dunque non ha interesse a "politiche calmieratrici". Dovrebbe essere il sistema autonomistico, in primis le Regioni, come aveva annunciato di voler fare il Presidente della Lombardia Roberto Formigoni, a chiedere allo Stato come sia possibile, in epoca di grandi proclami federalisti, che la democrazia locale resti esclusa dalla "governance" reale di una struttura essenziale come quella autostradale.