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26 gen 2011

Se Sparta piange, Atene non ride

di Luciano Caveri

La legge elettorale regionale vigente è stata marcata da una logica di premio di maggioranza. Vale a dire che le tre forze autonomiste, premiate dall'elettorato e dunque ottenuto questo premio con incremento del numero dei consiglieri, hanno stipulato un "patto" con gli elettori in cui hanno promesso un accordo di legislatura legato anche un programma depositato in Tribunale all'atto della presentazione delle liste. Questo naturalmente ha un valore giuridico e, se volete, morale, ma non si può immaginare che la politica sia un fatto immobile e intoccabile e dunque eventuali ripensamenti sono sempre possibili, se necessari.

Si tratta ovviamente del tema "caldo" dell'ingresso del PdL, il partito di Silvio Berlusconi quale indiscusso leader e anima del partito, in un allargamento della maggioranza regionale in Valle d'Aosta che cesserebbe di essere "solo" autonomista. Operazione che - la storia locale lo confermerà - bolle in pentola da tempo e vede in cucina un certo numero di chef, alcuni dei quali "stellati". A me questo allargamento sembra inutile, essendo la maggioranza regionale solida e stabile e corrispondente ai desiderata degli elettori che l'hanno premiata nel non lontano 2008, quando con cristallina chiarezza il PdL si poneva come forza d'opposizione dura e pura. Vero è che nel frattempo ci sono stati avvicinamenti: è avvenuto alle elezioni europee con un apparentamento senza gli esiti annunciati, è proseguito con le comunali di Aosta e ci sono stati incontri romani su dossier importanti in cui esponenti pidiellini locali hanno partecipato con dignità di partner. In più il Senatore unionista, Antonio Fosson, ha votato a favore del Governo su alcuni voti di fiducia cruciali. Ma la maggioranza regionale è altra cosa e tra l'altro certe attuali vicende nazionali - proprio sulla figura di Berlusconi - non sono per nulla banali e passare da un corteggiamento ad un matrimonio in questa fase sarebbe tradire per sempre quel "ni droite, ni gauche" che mi parrebbe saggio mantenere nell'attuale disastrata politica italiana, dove "se Sparta piange (il centro-destra), Atene (il centro-sinistra) non ride". Per cui cautela, cautela, cautela.