Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
03 dic 2010

Mai dimenticare

di Luciano Caveri

Avere memoria del passato è indispensabile per un popolo. Omaggio, quest'oggi, al lavoro straordinario dello scomparso Professor Lin Colliard, "Chevalier de l'Autonomie" proprio per i suoi meriti di storico e di ricercatore. Sono importanti persone come lui che hanno lavorato per istituzioni fondamentali per la nostra autonomia come l'Archivio storico regionale e i suoi preziosi documenti, fondativi di un'antica identità. Ci pensavo ieri, quando come relatore di una leggina sulla "toponomastica" (topos "luogo", onoma "nome") ho brevemente ricordato come non sia un caso che il nostro Statuto d'autonomia abbia alla lettera "v" dell'articolo 2, che elenca le competenze primarie, anche la "toponomastica". Sessant'anni fa di questi tempi, infatti, i valdostani facevano i conti con la colossale cretinata del fascismo di italianizzare il nome dei Comuni. Merita ricordare "Cogno" al posto di Cogne, "Dovia di Aosta" al posto di Doues, "Fenisso" al posto di Fénis, "Porta Littoria" al posto di La Thuile, "Perlozzo" al posto di Perloz e via di questo passo. Non a caso il ripristino originale dei nomi è stato uno dei primi atti del post fascismo e la toponomastica, altrove dominio del controllo dei Prefetti, da noi è rimasta in mano alla Regione e all'autonomia comunale. La nuova leggina organizza meglio la materia e sottolinea anche la particolarità linguistica dei nostri walser germanofoni e anche il possibile uso - parallelo alla dizione francese - del patois. Avendo scritto e seguito la norma statutaria sui walser, numerata come 40 bis, e la legge statale del 1999 di tutela delle minoranze linguistiche storiche, che riconosce il franco-provenzale, sono lieto di avere un pezzettino di merito.