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19 nov 2010

«Perdinci, siamo in Italia!»

di Luciano Caveri

Guardavo ieri un filmato delle macerie della costruzione di Pompei e pensavo. Il sistema dei Beni culturali è rimasto in Italia fortemente centralista. Solo per una felice intuizione i nostri padri fondatori pattuirono con lo Stato un esercizio su base regionale dei compiti altrove di competenza di un sistema sempre più complicato di Sovrintendenze statali. Se così fosse stato, saremmo nei guai senza alcuna volontà dello Stato, distante e disinteressato e con funzionari spesso supponenti, di tutela e di valorizzazione del nostro patrimonio e senza i soldi per farlo. Un caos esemplare di "stupidità centralistica" è il fatto che non si riesca a portare a casa una ragionevole regionalizzazione degli Archivi storici. Da un po' meno di cento anni dovrebbe esistere in Valle un "Archivio di Stato" e da una ventina d'anni dovrebbe essere stata creata una Sovrintendenza archivistica per il deposito e la tutela di tutti i generi di documenti. Queste strutture, malgrado gli obblighi di legge, non sono mai nate e funzionalmente dipendiamo da Torino. Intanto, con la nostra autonomia, abbiamo creato, con l'Archivio storico regionale, un'istituzione importante, che ha supplito a vuoti e buchi della disastrata situazione statale. Ma se si parla di regionalizzazione, come un esercito compatto, i funzionari romani -la descrizione di un incontro tecnico sul tema fatta con esperti ministeriali sul tema, come descritta dal "nostro" Renato Barbagallo (membro regionale della Commissione Paritetica), è degna di una pièce del teatro dell'assurdo - scrivono e si scandalizzano per la "lesa maestà" dei rozzi montanari che vogliono gestire compiti e funzioni che devono restare statali! «Perdinci, siamo in Italia!» Se tutto funzionasse, potrebbero forse dire certe cose, ma vista la situazione dovrebbero avere uno straccio di pudore.