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23 set 2010

Contro la televisione "urlata"

di Luciano Caveri

L'altra settimana ho visto su "France 2", in prima serata, lo "speciale" dedicato alla riforma pensionistica, che ha riempito di manifestanti, contrari all'allungamento dell'età di pensionamento (inferiore comunque all'Italia), strade e piazze di tutta la Francia. Il confronto sulla televisione pubblica è stato serio, interessante e documentato, mostrando con chiarezza la posta in gioco. La prima parte, senza interruzioni, ululati, bisticci - come nelle televisioni italiane - ha consentito al primo Ministro François Fillon, futuro capro espiatorio delle difficoltà della "droite", di illustrare le proprie ragioni, pur incalzato da domande per nulla tenere della conduttrice e di un altro giornalista. Il fronte del "no" è stato rappresentato, con lo stesso tono educato e comprensibile, dai sindacati e da Ségolène Royal, la socialista a suo tempo umiliata alle presidenziali dal Presidente Nicolas Sarkozy, che con questa storia della riforma previdenziale è a picco nei sondaggi. Abituato a guardare i talk show italiani, sembrava di essere in un altro mondo, visto che alla fine il telespettatore ha, attraverso un confronto civile, la possibilità di formarsi un'opinione. Quando, giorni fa, accennavo all'importanza di una televisione regionale con spazi di una certa ampiezza, mi riferivo anche a questa necessità: dibattiti e confronti che consentano all'opinione pubblica valdostana, su grandi temi, di ricavarne delle convinzioni. La democrazia funziona solo se, tolti insulti, invettive e le polemiche, i problemi e le soluzioni diverse per risolverli diventano comprensibili al cittadino-elettore.