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29 ago 2010

Un suo perché

di Luciano Caveri

Quando si scelse di chiamare l'Euroregione di cui facciamo parte - non ancora nata giuridicamente per varie ragioni che mi indignano e su cui battaglierò in autunno - furono con grande decisione Provence-Alpes-Côte d'Azur e a rimorchio la Liguria a chiedere di aggiungere al generalmente accolto "Alpes" anche "Méditerranée" sino alla sintesi "AlpMed". Noi e i piemontesi accettammo di buon grado, anche se ciò, nel mio pensiero, affievoliva la montanità dell'Euroregione. Riflettendo poi mi è venuta in mente l'esperienza della Via Alpina, il sentiero con due tracciati che traversa l'Arco alpino con partenza dai due lati: o il Principato di Monaco o la Slovenia, dal Mediterraneo insomma in cui le Alpi si tuffano. E ancora la storia avvincente degli acciugai, tutti di origine occitana, a saldare le loro vallate - specie la Val Maira - a un pesce povero del Mediterraneo (ricordo che ne scrisse il recentemente scomparso Nico Orengo). E pensiamo alla tribù liguro-celtica dei Salassi che popolarono la Valle d'Aosta, portando tutta una simbolistica - lo vediamo dalle sepolture - che ricorda il mare, quel mare che in un passato remoto formò una parte delle nostre montagne. E allora il connubio Alpi-Mediterraneo ha un suo perché e rende la ricchezza di un'area geografica scollegata e ricomposta dai capricci della storia e siamo in una fase ricostruttiva, dopo il progressivo abbattimento delle frontiere imposte in passato a realtà così vicine e complementari.