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14 giu 2010

Ricordando la "Jeune Vallée d'Aoste"

di Luciano Caveri

"Élite" è un termine impiegatissimo in sociologia e usato dai politologi. L'uso avviene, dando alla parola una connotazione positiva o negativa, a seconda degli autori e dei periodi storici. Io appartengo a quelli cui la parola piace e vorrei esporne in poche righe le ragioni di una sua qual certa utilità.

Ecco cosa scrive lo "Zanichelli": élite

[vc. fr., originariamente "azione di scegliere (part. pass., ant. fr. eslit, di élire, dal lat. parl. *exlĕgere "eleggere")", poi "ciò che vi è di meglio, di scelto" 1861] s. f. inv. Cerchia ristretta di persone che si distinguono per superiore cultura, censo, ascendente e sim.; SIN. Crema, fior fiore │ Classe dirigente: l'élite che detiene il potere politico, economico.

Interessante, vero? Specie per quel legame, su cui torneremo, fra élite ed elezioni! Credo che per la Valle d'Aosta l'esistenza di un'élite si sia rivelata preziosa e ci abbia salvato in tempi cupi da un rimbambimento complessivo di adesione alla dittatura fascista. Si chiamava "Jeune Vallée d'Aoste", nata nel 1926, e senza queste persone - minoritarie, coraggiose e provenienti da tutte le categorie sociali - non ci sarebbero stati dirigenti e quadri di quel mondo autonomista che operò contro il fascismo, partecipò alla Resistenza e costruì l'autonomia attuale. Esiste per fortuna questo solco tracciato che alcuni ancora oggi seguono. Attenzione: non è una questione di etichetta sul prodotto, visto che oggi in teoria in Valle non trovi un anti-autonomista neppure con il lanternino, ma è sempre necessario che il prodotto (vale per gli esseri umani ma anche per i partiti...) corrisponda davvero al contenuto. La democrazia rappresentativa non uccide questa logica di un gruppo di persone pensanti. Anzi l'occasione principale dovrebbe essere il momento in cui le forze politiche vanno alla ricerca di candidati per le elezioni (l'élite per amministrare) capaci e preparati e gli elettori dovrebbero ulteriormente fare da setaccio per scegliere i più meritevoli e degni. E nel dire questo non vi è nulla di snobistico, ma ammonisce sul rischio che scelte di delega agli eletti possano avvenire invece sulla base di elementi rispettabilissimi come bonomia, simpatia, affabilità o persino del meno rispettabile voto "pilotato" - tipo "capobastone" - su soggetto sconosciuto per le sue doti reali, essendo sempre la democrazia fatta di competenza,studio e ideali e non vi è nulla di... élitario nel dirlo. E naturalmente il "dominus" resta il cittadino, libero di scegliere anche un somaro o una carogna.