Esiti elettorali
Il risultato tennistico delle elezioni regionali ha nella coda finale il suo esito più vero con il Piemonte e il Lazio che passano per un pelo al centrodestra e ciò francamente resta il dato più significativo. L'altro dato è la crescita della Lega che ha compensato, con un risultato eclatante, il calo dl PdL, mentre la perdita di importanti Presidenze non è controbilanciato dal risultato buono in termini complessivi per il PD.
Il grande e unico vincitore resta il nuovo partito dominante, quello degli astensionisti, di cui alla fine si parlerà poco mentre è un campanello d'allarme per tutti.
Contando le Regioni e le Province autonome dove non si è votato, oggi la posizione della piccola Valle d'Aosta nella Conferenza delle Regioni, nell'equilibrio fra i due schieramenti, diventa decisivo (lo spiego meglio in un intervento sottostante) e non è circostanza da poco, che va giocata.
Con calma, in giornata, aggiungerò qualche annotazione.
Chi vuole può ascoltare stamattina in diretta, poco dopo le 9, i commenti più estesi nella rubrica su Top Italia Radio (che potete risentire mercoledì alle 15.15 su Radio Club o giovedì alle 16.30 su Radio Reporter).
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Commenti
Non invidio...
la sedia della VdA in seno alla Conferenza delle Regioni.
Saranno davvero dei grandi problemi.
La mia impressione...
La Lega è premiata indubbiamente da una capillarità sul territorio e da un gruppo dirigenziale tecnicamente preparato, non è più la "lega del carroccio" come veniva definita anni fa, ma si sta dimostrando un vero partito politico in grado di cogliere gli aspetti negativi della società e di proporre soluzioni (talvolta eccessive) alternative.
Non male il risultato del PD che secondo me potrebbe fare molto di più correndo da solo e rompendo l'alleanza con Di Pietro, (l'uomo del "no") e cercando di consolidare l'alleanza con Udc. PdL apparentemente in calo ma le liste dei presidenti (ad esempio la Polverini) andrebbero sommate percentualmente ai voti del PdL che potrebbe mantenere la sua percentuale. Mercedes Bresso indubbiamente è stata penalizzata dal movimento di Grillo senza il quale sarebbe stata tranquillamente riconfermata.
L'astensionismo questa volta ha penalizzato il centro sinistra, penso che i numerosi operai piemontesi (bacino elettorale del centro sinistra) che si trovano in cassa integrazione piuttosto che andare a votare per il centro destra abbiano preferito stare a casa.
La vittoria della destra...
c'è stata ed è indubbia, come indubbia è la debacle del PD, astensioni o no, che ancora una volta non ha saputo se presentarsi come carne o pesce.
L' Udc continua a dire che il bipolarismo è finito, anche se l'Italia è piuttosto nettamente divisa in due e non in quattro o cinque. I partiti minori crescono sì, ma forse più come protesta che come proposta... insomma nulla di veramente imprevedibile tolto lo sfondamento della Lega al nord.
In chiave VdA ora sarà interessante vedere se in casa UV si salterà sul carro dei vincitori con un tuffo a destra più che una svolta o se almeno ad Aosta resteranno le vecchie alleanze.
Gli eredi di Chanoux a braccetto con la nipote del Duce!?!
Con il federalismo, adesso davvero in ballo. potrebbe pure accadere...
Avevo promesso...
di aggiungere qualche annotazione.
Su quanto dice Eric: avremo un Consiel fédéral dopo Pasqua e sino ad allora si ragiona solo su cose astratte, anche se penso fondate. Dirò qui sul blog le mie opinioni.
Sulle elezioni e sul ruolo della Valle nella Conferenza dei Presidenti: oggi sono saldamente a destra Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Molise, Abruzzo, Calabria, Campania e Sardegna. Con la Presidenza Lombardo della Sicilia, questa Regione non può essere tout court situata a destra. Contiamo quelle a sinistra: Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Basilicata, Puglia e le due Province autonome di Trento e Bolzano.
C'è poi la Valle d'Aosta.
Dunque siamo ad una logica: 10 a 9 + due.
Chiaro?
Aggiungerei...
che sul piano europeo si crea, per la Presidenza di Mercedes Bresso al Comitato delle Regioni, un bel problemino, perché se non viene indicata come membro al CdR dal Piemonte (non la vedo facile con la decisione di Bresso di riconteggio dei voti...) decadrà dalla Presidenza.
Destra o sinistra? La terza via...
Ho pensato a lungo prima di mettere mano alla penna per scrivere questa lettera.
Ci ho pensato molto perché so che alcuni tra i miei conoscenti saranno sinceramente stupiti di fronte a queste riflessioni e che sicuramente ci sarà (soprattutto tra le mie amicizie politiche) chi condannerà senza possibilità di appello le mie parole.
Con l'appropinquarsi delle tornate elettorali, questa volta amministrative, in ogni cittadino avente diritto al voto si ripresenta puntualmente il dilemma di cosa fare. Personalmente sono convinto che la struttura giuridica elettorale e la delega insita nella pratica del voto rappresentino l'esatto opposto di ciò che dovrebbe essere una sana possibilità di partecipazione politica agli espletamenti della cosa pubblica, ma anche ammesso che nell'ambito di questo sistema vi possano essere margini di miglioramento della nostra fragile democrazia credo che le rare persone di fiducia che si potrebbero eleggere si troverebbero come sempre imbrigliate in meccanismi istituzionali tali per cui di fatto potrebbero fare ben poco deludendo di conseguenza le aspettative di chi li ha votati.
La situazione, come sempre, non è univoca. Per operare una riflessione onesta non si può non tener conto dei diversi tipi di elezione.
Per quelle politiche, dato come da tempo si stanno conformando i giochi e i meccanismi che le distinguono, le speranze di una capacità d'incisione, anche infima, da parte dell'elettorato sono veramente una pia illusione. È sufficiente pensare alla fine che ha fatto la cosiddetta sinistra radicale che, da sempre ossequiente al gioco parlamentare, è stata di fatto estromessa dal parlamento, resa silente e inesistente dal sistema, costretta nolente a diventare ex ed extra parlamentare. A livello nazionale, secondo me, qualsiasi voto non può che sperdersi nel marasma autoritario della politica politicante.
Almeno teoricamente, invece, le elezioni amministrative sembrano offrire un'opportunità maggiore. Siccome sono funzionali alla costituzioni di governi e assemblee locali possono far supporre di poter avere una qualche incidenza nelle scelte e nel funzionamento delle istituzioni territoriali. Non è un caso che, in seguito alle continue disillusioni cui da decenni vengono sottoposti i sostenitori dei partiti tradizionali sembri sempre più di moda formare liste locali indipendenti (grillini, girotondini, pensionati, stambecchi, meloni, e chi più ne ha più ne metta). Ammesso, e non concesso a priori, che riescano ad eleggere qualcuno, difficilmente più di uno o due, il ruolo di questi "poveri pellegrini" nei maneggi e nei corridoi del palazzo non potrebbe poi che essere del tutto marginale e inconsistente, quindi impossibilitato a portare avanti ciò che avevano promesso e di cui avevano illuso.
Ad Aosta si gioca una partita importante: due gruppi di potere (uno effettivo ed uno potenziale) si contendono la possibilità di gestire il capoluogo regionale per i prossimi cinque anni, per la prima volta caratterizzando lo scontro in modo politicamente bipolare allineando la realtà locale alla tendenza nazionale ed internazionale che va verso l'estromissione dalle assemblee rappresentative delle forze minori a favore della crescita di due fronti antagonisti ed alternativi destinati a raccogliere la maggior parte dei consensi. La virata a destra della coalizione delle forze autonomiste e il coagularsi a sinistra dell'unionismo scissionista con le forze tradizionalmente de gauche sembrano configurare una competizione che, per la prima volta dopo anni, ha anche il sapore della battaglia ideale oltre a quello della gara per occupare i posti di potere.
Ma è veramente così? L'asse Uv-Fa-Sa-PdL-Lega ha veramente una connotazione di destra, liberale e liberista? L'alleanza Alpe-Prc-Pdci-IdV-Radicali ha veramente una fisionomia di sinistra, socialista, solidale e popolare? Ho i miei dubbi.
A me pare che queste due corazzate che si scontreranno nel mar di Cordela abbiano in realtà molte più caratteristiche comuni che opposte e che quella a cui assisteremo sarà in realtà una battaglia per il potere tra due realtà abbastanza simili.
Il grosso della coalizione di centrodestra è composto da persone che provengono dai vivai dei movimenti dominanti che si troveranno al fianco personaggi, già noti sulla scena locale, che aspirano a divenire parte della nomenclatura egemone; lo schieramento avverso si presenta invece come una raccolta di scontenti dell'area autonomista, carichi di motivazioni personali anziché politiche, conditi da una presenza non pericolosa di personalità provenienti dall'area della sinistra antagonista che con ogni probabilità non avranno le preferenze sufficienti a farli accedere alle stanze dei bottoni e faranno quindi solamente i portatori d'acqua per il fiume in piena dello scissionismo rossonero.
E allora: «che fare?» Ecco tornare, puntuale come l'allergia stagionale, il leniniano quesito. Personalmente non ho ancora deciso però mi stuzzica particolarmente la terza opzione: quella di starne fuori. Sono fortemente tentato dalla possibilità di astenermi. Non un'astensione qualunquista, frutto del disinteresse, della pigrizia o dell'indolenza, ma un'astensione motivata, ponderata, scelta e praticata in nome di quella stessa democrazia che lo strapotere delle burocrazie politiche ha ridotto ad uno squallido mercato.
Rifiutarsi di scegliere tra le due armate che si affronteranno nelle prossime settimane recandosi al seggio e scrivendo sulla scheda “Io canto fuori dal coro” potrebbe essere, questa volta, una scelta politica di grande dignità e, se condivisa da molti, un messaggio forte per coloro che guideranno il vapore e per coloro che, dall'opposizione, faranno loro da cornice.
E' solo un'idea. C'è ancora tempo per pensarci. Saluti a tutti.
Corrado Olivotto